Delude il film delle polemiche, a Venezia c'è "Cose dell'altro mondo"

La pellicola sul Veneto razzista di Francesco Patierno con Diego Abatantuono non convince la critica, nonostante le polemiche
Dall’alto, tre scene di «Cose dell’altro mondo», il film proiettato ieri in anteprima alla Mostra del Cinema e interpretate da Diego Abatantuono, Valentina Lodovini e Valerio Mastrandrea
Dall’alto, tre scene di «Cose dell’altro mondo», il film proiettato ieri in anteprima alla Mostra del Cinema e interpretate da Diego Abatantuono, Valentina Lodovini e Valerio Mastrandrea
VENEZIA.
«Cose dell'altro mondo»: titolo azzeccatissimo a giudicare dalle reazioni che la nuova pellicola di Francesco Patierno ha scatenato prima ancora di uscire nelle sale. Un polverone alimentato dalle dichiarazioni di sindaci, governatori e deputati che si sono schierati in difesa di una identità veneta asseritamente maltrattata dal film. Per capire come si è arrivati a tanto, è bene fare un passo indietro. Francesco Patierno è un regista napoletano, autore di due lungometraggi decisamente non memorabili.


Lo spettatore veneto, come qualunque altro spettatore italiano medio, non avrebbe particolari ragioni per ricordarsi di lui. Almeno fino allo scorso anno, quando cominciano a trapelare alcune anticipazioni sulla trama di questo suo film.


La nuova pellicola di Patierno racconta, infatti, la storia di una laboriosa cittadina del Nordest, costantemente spazzata dalle prediche televisive di un industrialotto razzista (Abatantuono) che minaccia e insulta gli immigrati, di cui auspica una repentina scomparsa dalla faccia della terra. Ma un bel giorno, quelli che lui chiama «fondamentalisti islamici, zingari e fancazzisti albanesi» scompaiono davvero con conseguenze catastrofiche per tutta la comunità (addio badanti, operai e colf).


Apriti cielo! Irritato dalle insinuazioni razziste contro il popolo veneto, il sindaco di Treviso nega alla troupe il permesso di girare sul territorio comunale, costringendola a trasferirsi nella vicina Bassano. L' «affaire Patierno» arriva persino in Parlamento, quando il deputato leghista Massimo Bitonci promuove una interrogazione, chiedendo di verificare che la pellicola meriti davvero il riconoscimento di film di interesse culturale. All'indomani del lancio del trailer di Cose dell'altro mondo, Youtube è invaso dai commenti: quelli (verosimilmente padani) che invitano a boicottare il film, e quelli che si schierano dalla parte di Patierno, aprendo un vero e proprio conflitto di etnie.


I contendenti, naturalmente, non hanno ancora potuto vedere un solo minuto del film. Il livello di bile si impenna pericolosamente: anche Luca Zaia interviene nelle querelle, dando la stura alla lamentele leghiste: «Non siamo zulù», tuona il governatore veneto. Ed eccolo, allora, il discusso "Cose dell'altro mondo" che, dopo tanti veleni, sbarca nella sezione Controcampo Italiano. Dopo averlo visto, si può dire che tra i due litiganti, Patierno gode. Di una campagna pubblicitaria gratis per un film tutto sommato modesto e neppure troppo originale (vedere per credere «Un giorno senza messicani» di Sergio Arau del 2004).


"Cose dell'altro mondo" non vuole essere un film di denuncia sociale, tutt'altro. Si limita a lanciare una provocazione piuttosto innocua, manca di mordente e dilapida un patrimonio narrativo che avrebbe potuto sviluppare in chiave decisamente più grottesca e tagliente. E invece si perde nella storia d'amore tra Ariele (Mastandrea) e Laura (Lodovini), che poi è la figlia dell'industriale, macchietta veneta antipatica e razzista, talmente iperbolica per risultare solo lontanamente offensiva.

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