Delitto di Vittorio Veneto, Paolo manteneva le assassine con una eredità

VITTORIO VENETO Si sta scavando sulla vita dei tre protagonisti dell’omicidio di Serravalle. Tutti accomunati dall’essersi conosciuti sui social e di essere senza lavoro. Ma a spiegare come i tre andassero avanti è stata la stessa Patrizia Armellin. A finanziare tutti, infatti, era Paolo Vaj. Seppur disoccupato, Vaj aveva ereditato dal padre, un banchiere milanese, un importante lascito che lo rendeva economicamente tranquillo e indipendente. Di recente aveva anche intascato una cospicua somma dalla vendita della casa di famiglia in Brianza. Insomma, il mistero di come vivessero i tre disoccupati di via Cal dei Romani è stato spiegato.

E, forse, trova nel parole di quel post su Facebook, pubblicato dalla vittima poche ore prima di essere ammazzato, uno dei possibili moventi del delitto. «Meglio un buon divorzio, che un pessimo matrimonio». Le due donne avevano capito che Vaj voleva andarsene per sempre dalla casa di via Cal dei Romani? Temevano di essere lasciate in balìa del caso, senza soldi e senza appoggi? Oppure è per “legittima difesa” che lo hanno ammazzato? Un’ipotesi, quest’ultima, a cui gli investigatori non credono. I medici del pronto soccorso di Vittorio veneto hanno riscontrato contusioni sulle due donne guaribili in una settimana. La vittima, invece, aveva anche un braccio rotto, un evidente tentativo di ripararsi dai colpi che gli venivano inferti dalle due assassine. Di sicuro, Vaj non è stato preso di sorpresa dalle due donne. Le ferite sono state riportate mentre la vittima guardava chi lo aggrediva.

L'ammissione
«Dopo averlo stordito, abbiamo premuto tutte e due il cuscino sul viso di Paolo Vaj ed è morto soffocato». Si sono divise le responsabilità del delitto di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto, Angelica Cormaci, 24 anni, originaria di Lentini in Sicilia, e Patrizia Armellin, 52 anni, la compagna vittoriese della vittima. Lo hanno detto ai carabinieri, poco dopo il loro arrivo nella caserma dell’Arma. «Era ubriaco, aveva iniziato a litigare ed era più aggressivo del solito. A quel punto abbiamo avuto paura». È stata la giovane siciliana, da gennaio ospite fissa nella casa di Patrizia Armellin, a prendere il bastone in legno usato per bloccare gli scuri della camera da letto, e a rifilare un potente colpo alla tempia sinistra del disoccupato milanese. Il colpo l’ha stordito, secondo la ricostruzione delle due donne, a tal punto da farlo barcollare e cadere in posizione supina nel letto. Poi hanno premuto entrambe un cuscino sul volto di Paolo Vaj, fino a fargli perdere i sensi e soffocarlo. L’esame autoptico servirà per questo: stabilire l’esatta causa del decesso. Vaj è morto soffocato dal cuscino o per il colpo di bastone ricevuto alla tempia sinistra? La verità arriverà oggi o al massimo domani. Nella giornata di oggi, infatti, il pubblico ministero Davide Romanelli conferirà al medico legale Alberto Furlanetto, l’incarico per svolgere l’autopsia. Un passaggio fondamentale per le indagini che vede Patrizia Armellin e Angelica Cormaci in carcere con l’accusa di omicidio volontario in concorso. Nel frattempo, però, gli uomini dell’Arma continuano le indagini.

Sos testimoni
Purtroppo, per individuare con esattezza l’ora del delitto, servirà il responso dell’autopsia. Non ci sono testimoni, né i parenti di Patrizia Armellin che abitano nello stesso edificio dove si è consumato il delitto, né i vicini di casa che abbiano sentito le urla o la confusione durante il delitto. I militari dell’Arma ed i soccorritori del 118 intervenuti poco dopo l’allarme lanciato al 112 da Angelica Cormaci hanno trovato l’abitazione sotto sopra. Possibile che nessuno abbia udito le grida di Paolo Vaj mentre veniva aggredito? Anche questo è un punto oscuro su cui stanno lavorando i carabinieri. —
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