Dalla Società Filologica Veneta alla mutazione genetica in Lega
LA STORIA
È del luglio scorso un’intervista di Marilena Marin in cui la pasionaria della Liga della prim’ora risponde alla domanda se sta con Salvini: «No, no, no, sono lontana dalle sue idee. Lontanissima. Questa non è più la Lega in cui credevo». Varato il nuovo movimento, il giudizio della moglie di Franco Rocchetta non cambia, anzi si consolida. Marin è stata la leader del movimento, come anche europarlamentare. Con Luigi Fabris, allora panettiere di Conegliano, condivideva numerosi impegni culturali sul fronte della riscoperta e valorizzazione della lingua veneta. Rocchetta, dal canto suo, arriva da un fronte comune, praticato a Venezia e in terraferma, con la Società Filologica Veneta. E’ nel 1979 che quanti intendono passare dalla ricerca culturale all’azione politica si ritrovano in congresso prima a Recoaro (9 dicembre) e, qualche settimana dopo, il 16 gennaio 1980, a Padova. In 14 firmano l’atto costitutivo, vi sono anche i trevigiani Marilena Marin, Luigi Fabris, Luigi Ghizzo, Guido Marson. Fabris e Marin condivido la stessa passione culturale per l’identità. Ghizzo, ambientalista ante-litteram, porta avanti la difesa dei Palù. «Contribui a fondare la Liga per salvare le peculiarità del territorio e delle comunità locali dalla massificazione che a quel tempo stava prendendo corpo – racconta -. La mia adesione era carica di speranza. 40 anni dopo ammetto una grande delusione. La mutazione genetica» dalla Liga Veneta alla Lega Nord fu un doloroso colpo alla schiena, continuato con la testimonianza scialba dei dirigenti ai vari livelli, quanto meno indifferenti ai valori originari". E la scelta dell’altro ieri? "La giustifico solo per il fatto che dobbiamo evitare la fine della Catalogna. Diventando un movimento nazionale – sottolinea Ghizzo -, possiamo preservarci da tutta una serie di attacchi, tali da impedire l’autonomia". Ma, secondo Ghizzo, l’anima deve rimanere quella della Liga. Col nocciolo duro del federalismo. Tutti i fondatori ripetono di aver compiuto questo passo sperando in una riforma federalista vera. Non perdóno ai leghisti – ripete Marilena Marin nelle interviste - di non essersi battuti per farla davvero, quando avevano il governo in pugno, con Berlusconi pronto a cedere su tutto. «Evidentemente era Bossi a non volerlo» spiega Rocchetta. Ai primi 14 fondatori vanno equiparati, agli effetti legali, altri 7 cooptati con atto successivo. Alle elezioni per il Consiglio regionale – siamo nel 1980 – la Liga raccoglie 13.000 voti, pari allo 0,47%. Nelle elezioni politiche del 1983 vengono eletti i primi due parlamentari, l’on. Achille Tramarin, e il senatore Graziano Girardi, fino al giorno prima commerciante ambulante.
Ma i due vengono presto estromessi dal partito. Nel 1985 la Liga Veneta sbarca nel Consiglio regionale: 3,73% e due consiglieri: Ettore Beggiato (che avrebbe poi fondato l'Unione del Popolo Veneto) e Franco Rocchetta. —
F.D.M.
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