Da Trevignano a Roma: «Ecografo per tutti», Fedato fa proseliti

TREVIGNANO. Un macigno nello stagno cheto della sanità italiana. Questo è stato il progetto del dottor Angelo Fedato, lanciato giovedì attraverso il nostro giornale ma già presentato ai ministeri della salute e dell'istruzione, di introdurre l'insegnamento dell'ecografia per tutti gli studenti di medicina, sin dal primo anno di università. A Trevignano la proposta del dottor Fedato, illustrata all’università popolare, è stata sottoscritta da molti cittadini, in testa il sindaco Ruggero Feltrin e il parroco don Silvio Caterino.

Al nostro giornale sono arrivate valanghe di commenti e osservazioni; si è aperto un dibattito, insomma. Forse inaspettato, ma significativo di quanto l'argomento sia interessante, e non solo per gli addetti ai lavori. Può sembrare strano che la proposta di un medico di provincia, vorremmo dire senza offesa «di paese», abbia suscitato tanto clamore. Ma chi conosce il dottor Fedato non si stupisce: da lui ci si aspetta sempre qualcosa di insolito, di inaspettato. Perché Angelo Fedato è una persona fuori dagli schemi, assolutamente particolare, nel senso migliore del termine. Lo dimostrano tutta la sua vita, i suoi molteplici interessi. Da giovane, figlio di una famiglia modesta e ben presto privo di padre, ha fatto anche lo scaricatore ai mercati generali per mantenersi agli studi, conclusi comunque brillantemente all’università di Padova con il massimo dei voti e lode. Non c'è solo studio, però, nella vita di Angelo Fedato. Mentre il giornale va in edicola, lui sta pedalando verso Assisi, in un mini-raid ciclistico che viene dopo quello simile da Trevignano a Roma di un anno fa, dopo la grande traversata in solitaria dal Monte Bianco all’Etna compiuta nel 2015, dopo i precedenti raid in Patagonia e in Tasmania, per non parlare della lotta greco-romana praticata da giovane e delle tante maratone affrontate ben prima che divenissero una moda di massa.

Ma è come medico che Angelo Fedato ha dato, e continua a dare, il meglio di sé. Per venticinque anni è stato uno dei punti di eccellenza del reparto di otorinolaringoiatria dell'ospedale di Montebelluna, ove era famoso soprattutto, ma non solo, per i suoi interventi di microchirurgia ricostruttiva dell'orecchio. Abbandonato l'ospedale per contrasti insanabili con il primario dell'epoca («per non impazzire» precisa lui), ha iniziato la libera professione nel suo studio di Falzé, che gestisce assieme alla moglie, medico di base.

Ma oltre all'attività professionale in Italia, Angelo Fedato svolge ogni anno alcune settimane di volontariato medico in diverse parti del mondo. È stato ad Haiti subito dopo il terremoto, ha prestato la sua opera in Etiopia e a più riprese in America Latina. Qualche volta vi è andato da solo, altre volte si è fatto accompagnare a turno da una delle due figlie «perché vedessero cos'è quel mondo»; il mese scorso è stato a Ecuador con la moglie, svolgendo attività medica a favore di popolazioni in assoluta povertà. Ed anche in Ecuador ha portato il suo inseparabile ecografo, anzi i due ecografi, quello più professionale da ambulatorio (costo 20.000 euro pagabili in quattro anni, una cifra non impossibile) e quello portatile da utilizzare per le visite a domicilio. L'ecografia per lui è diventata uno strumento di indagine indispensabile.
Per questo vorrebbe che diventasse patrimonio di tutti i futuri medici. «Se la impareranno - questo il suo pensiero - non ne potranno più fare a meno. E l'ecografo se lo compreranno da soli, senza spese per lo Stato. In studio, assieme a mia moglie, medico di base, facciamo circa duemila ecografie l'anno, per rispondere alle esigenze dei pazienti e per attuare uno screening preventivo, soprattutto per l'individuazione tempestiva dei tumori. Attualmente pochi medici utilizzano l'ecografo: ginecologi, cardiologi, angiologi, endocrinologi. Gli altri ricorrono agli specialisti di radiologia. Invece tutti i medici, soprattutto quelli di base, dovrebbe esser in grado di servirsi di questo strumento, che consente di vedere dentro il paziente senza tagliare, senza interventi invasivi. E senza aspettare i referti del radiologo».
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