Un ecografo per ogni medico di famiglia: la battaglia del dottore di Trevignano

Angelo Fedato ha incontrato i tecnici del ministero della Salute e dell’Università «Se lo usassero gli ambulatori di base potremmo risparmiare 250 milioni l’anno»

TREVIGNANO. Il sogno di un medico per migliorare la sanità di base e far risparmiare alloS tato e ai cittadini decine di milioni ogni anno. Questo, in sintesi, è il «progetto ecografia» elaborato da Angelo Fedato, per 25 anni otorinolaringoiatra all'ospedale di Montebelluna, famoso soprattutto per i suoi interventi di microchirurgia ricostruttiva dell'orecchio, ora libero professionista a Falzé di Trevignano, ove ha introdotto l'uso dell'ecografo nell'attività diagnostica quotidiana. «In studio, assieme a mia moglie, medico di base, facciamo circa 2000 ecografie l'anno, per rispondere alle esigenze dei pazienti e per attuare uno screening preventivo, soprattutto per l'individuazione tempestiva dei tumori. Recentemente siamo stati a fare volontariato in Ecuador: in 15 giorni abbiamo eseguito 400 ecografie, con risultati straordinari».

Dalla pratica quotidiana al progetto. Con che obiettivi?

«Attualmente pochi medici utilizzano l'ecografo: ginecologi, cardiologi, angiologi, endocrinologi. Gli altri ricorrono agli specialisti di radiologia. Invece tutti i medici, soprattutto quelli di base, dovrebbe esser in grado di servirsi di questo strumento, che consente di vedere dentro il paziente senza tagliare, senza interventi invasivi. E senza aspettare i referti del radiologo. Per me, se posso usare il paragone, l'ecografo è per il medico come il piccone per il minatore: indispensabile».

Perché invece il suo uso non è generalizzato?

«Perché i programmi universitari non ne prevedono l'insegnamento, se non dopo la laurea. Invece l'uso dell'ecografo, ed è questo il mio progetto, dovrebbe essere introdotto all'università sin dal primo anno di medicina. Se così fosse, creeremmo medici molto più preparati, più completi».

L'estate scorsa lei ha presentato il progetto ai ministeri. Con quali risultati?

«Grazie all'interessamento della senatrice Puppato, l'ho presentato anzitutto al ministero della salute. Le dottoresse Ugenti e Marletta, incaricate dalla ministra Lorenzin, lo hanno promosso a pieni voti. Non così al ministero dell'Istruzione, da cui dipendono i programmi didattici dell'università. Il prof. Andrea Lenzi, eminente endocrinologo, incaricato della ministra Giannini, ha raffreddato i miei entusiasmi. Non ha discusso il progetto, ma ha specificato che i programmi di medicina sono già sovraccarichi e non è il caso di inserire nuovi insegnamenti. Ha tirato in ballo anche l'Europa, che non ci consentirebbe l'inserimento di nuove materie. Fine del colloquio».

Spiegazioni convincenti?

«No. Il mio sospetto è un altro: si toccherebbero grandi interessi economici, da parte di quelle strutture che proprio sugli esami diagnostici basano i loro profitti. Pe una volta, la politica capisce, i burocrati no: hanno altri interessi. Ma voglio insistere, creando una mobilitazione dal basso. Gli studenti di medicina con cui ho parlato sono i primi a sostenere il progetto. Spero lo capiscano anche i cittadini».

Lei parla di risparmi per lo Stato; di che dimensioni?

«Secondo i nostri calcoli, dopo dieci anni di utilizzo di questo sistema, per le sole ecografie si risparmierebbero circa 250 milioni l'anno. Ma l'aspetto più importante sarebbe l'enorme incremento qualitativo delle capacità diagnostiche da parte dei medici. È questo il punto fondamentale».

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