Da Montebelluna all'India: «Salviamo i piccoli orfani», Patrizia adotta 800 bimbi

MONTEBELLUNA. «L’ultimo è arrivato ieri sera. È stato trovato lungo la strada, accanto al corpo senza vita della mamma». Quell’«ultimo» di circa ottocento è un bambino di un anno e mezzo, forse due. Chi lo sa.
È solo uno scampolo, drammatico, della realtà che deve affrontare la “Mummy & daddy onlus” in India. Venticinque anni fa l’italo-americana Carol Faison, cresciuta a Venezia, ha fondato assieme al marito Noel Harper la fondazione Care & Share. Inizialmente aiutava i figli dei pescatori di un piccolo villaggio nel sud dell’India, poi è cresciuta anno dopo anno fino a mettere in piedi una vera città-orfanotrofio con altre strutture collegate.

Carol è morta due anni fa, 27 febbraio 2016. Quell’oasi di solidarietà e aiuti alla quale si sono aggrappati più di ventimila bambini e ragazzi in questi anni rischiava di sparire. Dopo la morte della fondatrice sono stati mesi durissimi. «Mancava tutto, persino gas e corrente elettrica. I bambini mangiavano una sola volta al giorno. Sono state notti insonni e fiumi di lacrime. Alla fine abbiamo deciso di prenderci noi l’incarico»: Patrizia Pozzobon, montebellunese, 53 anni, ha deciso che non poteva finire così. Fino a quel giorno era “solo” una volontaria che dal 2011 dava una mano con adozioni a distanza e viaggi saltuari lì in India. Da allora è la colonna portante: ha fondato una nuova onlus assieme alla sorella di Carol, ha lavorato notti e giorni per non veder crollare tutto. E ce l’ha fatta.

Assieme a lei c’è il marito, Ugo d’Aloja, 59 anni, medico dentista. Per questa causa umanitaria sacrificano settimane, mesi interi delle loro vite e delle loro professioni (lei ha una ditta di disinfestazioni, la sua famiglia è molto conosciuta per aver gestito in passato un’azienda nel settore dei prefabbricati). Anzi, «sacrificano» non è il termine adatto, perché per loro è una vera missione di vita, ora. La nuova onlus - sede legale a Caerano - è l’unica fonte di sostentamento economico dell’attività in India. “Daddy’s home” è uno degli orfanotrofi in cui bambini da zero a 16 anni trovano un posto dove dormire e mangiare, andare a scuola e giocare. Una grande casa-villaggio, in pratica. All’interno sorge la “Babies home”, struttura attrezzata ad accogliere i neonati. «Sono creature abbandonate e lasciate in ospedale subito dopo il parto o gettate come spazzatura - racconta Patrizia - Quando arrivano ricevono subito tutte le cure, complete di visite mediche e controlli sanitari necessari a garantirne la sopravvivenza».
Il lavoro da fare, inutile dirlo, è immenso. Patrizia ha creato la nuova associazione no-profit nel marzo 2017, ottenendo il riconoscimento di onlus tre mesi dopo. «Molti dei vecchi volontari hanno continuato ad aiutarci dopo la morte di Carol, e qui sul territorio ho avuto aiuti bellissimi, anche inaspettati. Ma non solo da qui: anche da Toscana, Piemonte, Puglia, Campania».
Serve una mano da chiunque possa farlo. «Quando entri nel campus pieno di bambini che non hanno famiglia li senti che ti chiamano da lontano: “mummy, mummy”, “daddy, daddy”, mentre ti corrono incontro per farsi abbracciare. È come una musica che arriva da lontano, e la ascolti come sottofondo costante, che ti accompagna anche quando sei a casa».
Per informazioni su come aiutare l’attività - per esempio con le adozioni a distanza - si può scrivere all’indirizzo mail info@madaonlus.org, per donazioni le coordinate bancarie sono IT 66 N 08917 61510 013003352592.
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