Da insegnante precario a “marito in affitto”

MONTEBELLUNA. "AAA. marito in affitto offresi": questo il senso dei biglietti da visita che Marco Zotti ha diffuso a Montebelluna e in tutta la Destra Piave. Non si tratta però di un'offerta erotica...

MONTEBELLUNA. "AAA. marito in affitto offresi": questo il senso dei biglietti da visita che Marco Zotti ha diffuso a Montebelluna e in tutta la Destra Piave. Non si tratta però di un'offerta erotica ma di un servizio a favore delle donne sole per svolgere lavoretti domestici: dalle piccole riparazioni, allo sgombero di scantinati fino alla manutenzione del computer e al giardinaggio. La tariffa è di 20 euro all'ora e comprende anche il servizio di chiamata. «Sono andato da Montebelluna, dove vivo a Treviso per aggiustare una tapparella e la signora che mi ha chiamato se l'è cavata con 30 euro» informa Zotti, 48 anni. «Sono un insegnate precario di lingue, ma ho imparato molto sul fai da te facendo il tuttofare in un albergo. Circa un anno fa il mio amico Daniele Momi che fa il “marito in affitto” nella Sinistra Piave mi ha informato del progetto e sono partito anch'io» spiega. Quello del “marito in affitto" è un marchio nato nel 2007 dall' idea di Gian Pietro e Fabio Cerizza per creare una figura in grado di aiutare le donne sole nei piccoli lavori di casa. Ora è una rete di franchising europea che vede come unici associati per la nostra provincia Zotti e Momi. «Faccio questo lavoro soprattutto d'estate quando non lavoro con la scuola. Certo lo faccio per arrotondare le mie entrate, ma credo di fare anche un servizio sociale perché faccio piccoli lavoretti che gli artigiani magari non fanno» conclude Zotti. L'insegnate montebellunese e il suo amico Daniele Momi sono gli unici in provincia di Treviso ad aver aderito alla rete, ma non sono i pionieri nel settore in Veneto. Il primo aderente all'iniziativa nella nostra Regione è stato il mestrino Enzo Trevisan che lavora da diversi anni per una ditta di mobili per il bagno. Idraulica e carpenteria, di conseguenza, sono il suo pane quotidiano.

Gino Zangrando

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