«Da impiegato a malgaro, come sono rinato al Cason del Sol»

Festa all’ex ospedale da campo trasformato in agriturismo alpino Papà Antonio Basso: «La nostra vita fatta di sacrifici, passione e grande libertà» 

PADERNO DEL GRAPPA. Era il 1982 quando un impiegato di 30 anni, Antonio Basso, decise con la moglie Assunta Andreatta di lasciare tutto per aprire una malga sul monte Grappa. Oggi dopo 35 anni di agriturismo montano, già due generazioni della famiglia Basso portano avanti l’attività e i nipotini sembrano voler continuare la tradizione. La malga si chiama Cason del Sol. L’attività iniziata da papà Antonio e mamma Assunta oggi compie 35 anni, un traguardo reso possibile dal passaggio di testimone ai figli Lisa, 36 anni, Michele, 29, e Luca, 26. Hanno deciso di portare avanti con passione la vita della malga, «fatta di sacrificio, passione e libertà», sentenzia papà Antonio Basso. Cason del Sol è stato uno dei primissimi agriturismi in Veneto, aperto con l’aiuto dell’allora sindaco di Paderno del Grappa, Ezio Andreatta. «Ci ha seguito e aiutato ad avviare questo agriturismo a conduzione familiare», spiega Assunta, «nel corso degli anni abbiamo ricevuto moltissime soddisfazioni, come i nove premi per la mostra interprovinciale di formaggi, vinti a partire dal 1988».

Prima di diventare una malga, il Cason del Sol era, durante la Grande Guerra, un ospedale da campo a ridosso delle linee del fronte e, proprio dove pascolano oggi le mucche del figlio Luca, c’era il cimitero dell’ospedale. In totale ben 120 ettari di terreno ospitano le 13 mucche da latte, che ogni giorno rendono a Luca, neo laureato all’Agripolis di Padova, il latte necessario per produrre quei 5 chili di formaggio ogni due giorni. «Dopo i miei studi ho deciso di realizzare una stalla nella malga dei miei genitori, mi è sempre piaciuto lavorare in montagna», confessa il piccolo della famiglia. Ognuno dei tre figli ha un ruolo diverso: Lisa, la più grande, aiuta in cucina ed accoglie gli ospiti della malga, Michele si occupa invece dell’immenso bosco che coccola la piccola malga e Luca, “il dottore”, delle vacche e del formaggio.

La stagione inizia ad aprile e finisce all’incirca a ottobre. «La vita in malga deve essere vissuta con passione e amore per la montagna e per i lavori con gli animali», spiega Lisa, «altrimenti potrebbe sembrare difficile». La mamma Assunta osserva come negli ultimi 4 anni ci sia stata un’invasione di giovanissimi innamorati dell’agriturismo alpino: «È una soddisfazione per noi vedere queste compagnie di g ragazzi che saltuariamente salgono in malga per trovarci, per mangiare o per passare una domenica alternativa. Un tempo non era così. Oggi ci sono molte famiglie, tanto è vero che i nostri nipoti si divertono a venire qua, perché trovano moltissimi loro coetanei». Una storia di lavoro e passione, che si mescola alla tradizione prealpina del formaggio cotto a legna. È infatti questa la specialità della malga: il formaggio fatto a legna. «Cuocerlo con il gas non è la stessa cosa», dice Assunta, «questa Caliera risale al 1905». E indica l’immenso paiolo in rame, che per un secolo ha accolto il formaggio di molti uomini pazienti, che hanno scelto di chinare la testa alla bellezza della montagna, rispettandone i tempi e senza mai lasciarsi prendere dalla frenesia della “pianura”. E domani festa per i 35 anni della Malga con una camminata nei luoghi della Grande Guerra. Ritrovo alle 9.30 alla fossa dee Mure: due ore di passeggiata e poi pranzo in malga (12 euro adulti, 5 ragazzi).
 

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