Morta nel Piave, i divieti di balneazione erano visibili: nessuna responsabilità per il Demanio

Continuano le indagini sulla tragedia in riva al Piave costata la vita alla piccola Adna. La procura sta valutando se vi siano state omissioni nella vigilanza. 

Marco Filippi
Il luogo in cui ha perso la vita la piccola Adna, 9 anni
Il luogo in cui ha perso la vita la piccola Adna, 9 anni

I cartelli del divieto di balneazione erano evidenti, proprio all’altezza del luogo dove è avvenuta la tragedia che è costata la vita ad Adna Islam, la piccola di 9 anni, d’origine macedone, residente a Cavaso, annegata domenica a poche centinaia di metri dalla Cementi Rossi, dove quattro anni fa morì nello stesso modo un 54enne.

Inoltre, il fatto che il Piave non sia balneabile in nessun punto dovrebbe essere una cosa risaputa da tutti. Almeno in teoria.

Tutto ciò per dire che il Demanio e le autorità di bacino dovrebbero essere, per questi motivi, al riparo da qualsiasi inchiesta penale o anche rivalsa civile.

È quanto emerge dai primi accertamenti effettuati dai carabinieri della stazione di Pederobba, coordinati dalla procura che sul fatto ha aperto un’inchiesta, al momento senza indagati.

È chiaro che il sostituto procuratore Michele Permunian sta indagando a 360 gradi e dovrà anche verificare se vi siano state omissioni nella vigilanza della piccola vittima, visto che i cartelli di divieto di balneazione erano ben visibili, come pure anche era risaputa la pericolosità del Piave in quel punto.

Due giovani affogati in appena dodici giorni nelle acque del Piave hanno fatto scattare l’allarme nelle istituzioni locali, che ora corrono ai ripari per fermare le tragedie: nella giornata di domani è previsto un tavolo sulla sicurezza in Prefettura nel corso del quale si potrebbe discutere proprio dei pericoli del Piave.

Dopo le tragedie di Adna Islamad e del 21enne Dennys Navas pochi giorni fa, è necessario trovare delle soluzioni a fronte di un’estate che si prevede torrida e con sempre più persone che cercheranno ristoro in riva al fiume Sacro alla Patria, spesso ignorandone i pericoli e i divieti.

A caldeggiare la convocazione di un tavolo con tutti gli enti interessati per affrontare la problematica del Piave è stato il sindaco di Spresiano Marco Della Pietra: «Ho fatto una lunga e accorata chiacchierata al telefono con il prefetto Angelo Sidoti. È preoccupato quanto noi, ci sarà un incontro al più presto ha detto Dalla Pietra. E così sarà.

Solo 12 giorni prima della tragedia della piccola Adna, il 18 giugno scorso, il Piave aveva già inghiottito la vita di Dennys Navas, 21 anni, annegato a Fagarè di San Biagio dopo essersi tuffato e non essere più riemerso. Quattro anni fa, il 2 luglio 2021, quasi nello stesso punto in cui è scomparsa Adna, vicino allo stabilimento Cementi Rossi, il Piave aveva già strappato via un’altra vita: Lammouchi Mohsen, un 54enne tunisino residente a Caerano.

Si era tuffato nelle acque per soccorrere la figlia e un’amica, entrambe quattordicenni, che si trovavano in difficoltà. Mentre una delle ragazze riuscì a raggiungere l’altra sponda, il padre fu trascinato via dalla corrente, scomparendo in un gorgo che lo inghiottì impedendogli di riemergere.

Intanto la famiglia di Adna papà Imhet Islam e mamma Naila, ai quali ora restano due figli, si stanno preparando per i funerali della piccola La famiglia Islam, di origine macedone, vive da tanti anni a Cavaso dove Imhet lavora in un’azienda artigiana e dove lì andava a scuola Adna, che aveva finito da poco la quarta elementare e non potrà più iniziare la quinta, lì abitano la sorellina e il fratellino.

La piccola Adna avrebbe compiuto 10 anni a inizio settembre, abitava sopra la pizzeria Rodi, in via piazza Pieve a Cavaso, proprio di fronte alla scuola elementare Sartor.

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