Da bottega a market, ha 118 anni

CARBONERA. Quattro generazioni attraverso tre secoli, resistendo alle corazzate dei centri commerciali, alla crisi, alla concorrenza e pure alle aperture domenicali. Giovedì saranno 118 anni che a Mignagola "Galletti" significa alimentari. Dall'emporio negli anni tra Ottocento e Novecento fino al grande supermercato di oggi, ciò che "Galletti" non ha perso nei decenni è stata la conduzione familiare. Ne è la prova che da allora ai giorni nostri, l'insegna è rimasta quella del cognome della famiglia, nonostante da una decina d'anni l'attività si sia affiliata al gruppo Despar per mutuarne il know-how. «Il legame con i clienti e con il territorio fa la differenza», spiega Alchinto Roberto Galletti, terzo titolare del supermercato che oggi ha passato il timone al figlio Giovanni.
La storia dell'attività è uno spaccato della storia di Mignagola. E' stato Francesco Galletti, il 24 marzo 1898, a iniziare l'avventura nel mondo del commercio. Un'attività, la sua, aperta in concomitanza all'insediamento della cartiera Burgo attorno a cui si è sviluppato il paese. Non solo emporio di generi alimentari: il primo "Galletti", vicino al ponte sul fiume Mignagola, era anche ferramenta, rivendita di medicine, trattoria con alloggi, osteria, ricovero per i cavalli e fungeva anche come supporto ai carrettieri che lavoravano per la Burgo. Sopra l'emporio c'era una balera. Alla morte di Francesco prese le redini dell'attività il minore dei sette figli, Giuseppe. Erano gli anni delle due guerre mondiali: il commerciante si distinse per i tanti gesti di aiuto nei confronti della popolazione. Nel 1957 Giuseppe spostò l'attività nelle vicinanze della chiesa della frazione, a ridosso della sede attuale. Al supermercato si affiancò la vendita di elettrodomestici: erano gli anni del boom economico.
E' stata poi la volta di Alchinto, figlio di Giuseppe, che ampliò ancora la sede dando l'impronta della grande distribuzione. Nel 2007 il raddoppio del supermercato con la direzione di Giovanni, quarto Galletti in linea di successione. «Negli anni siamo stati testimoni di una rivoluzione soprattutto nel rapporto con il pubblico: una volta l'attività era una bottega dove ci si conosceva tutti. Poi è cambiato il paese, è arrivata gente nuova. Ma non è mai andata persa la componente umana», spiega Alchinto, «Noi della famiglia siamo sempre presenti, abitiamo sopra il supermercato, e continuiamo a essere un punto di riferimento. Per questo con i clienti si instaura un rapporto di amicizia. Manteniamo la nostra identità: pulizia, presenza, cortesia, qualità del servizio che le catene non possono garantire».
La vicinanza con il "Tiziano" di Olmi, precursore dei centri commerciali della Marca nei primi anni Novanta, e degli altri colossi del commercio non fa paura, e nemmeno le aperture domenicali: «Abbiamo scelto di non cedere, salvo rarissimi casi, per garantire ai nostri 15 dipendenti la dimensione familiare a cui tanto teniamo», chiarisce Alchinto che, pur in pensione, continua a essere un punto di riferimento in negozio assieme alla moglie Lidiana. L'altro figlio, Francesco, a breve prenderà in gestione il distributore di benzina vicino al supermercato. Dal primo gennaio 2016, i Galletti hanno riacquistato la licenza dei tabacchi numero 6 che era del trisavolo Francesco: «Un orgoglio», dicono.
Per i 118 anni non ci saranno feste, ma i Galletti stanno organizzando l'ormai tradizionale uscita di primavera con i clienti: quest'anno è prevista la visita all'azienda di un fornitore, con tappa al Santo a Padova. Come una gita di famiglia di una volta, solo che a organizzarla è il supermercato sotto casa.
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