Crisi, si torna ai terreni agricoli

Villorba, corsa in municipio per convertire le aree edificabili. Breda: «Colpa della politica urbanistica»
Di Federico Cipolla

VILLORBA. Qualche anno fa la corsa in municipio si sarebbe verificata per rendere edificabile il proprio terreno. A Villorba ora sta succedendo il contrario. Appena aperta la procedura per la realizzazione del nuovo piano degli interventi sono arrivate 15 richieste per far tornare agricoli alcuni terreni. Una nuova sensibilità ambientale, e, senza dubbio, un occhiata ad un conto in banca che piange molto più di qualche anno fa. Da investimento, un terreno edificabile è diventato una condanna. Le 15 richieste tra l’altro sono arrivate senza che nessuno si preoccupasse di pubblicizzare l’inizio delle procedura tra i cittadini. Un fenomeno che certamente ha anche un collegamento con l’imu. Quei terreni edificabili e fermi, perchè nessuno comprerebbe le case che vi si costruirebbero, rappresentano oggi solo un costo per i proprietari. «Ma la ragione è anche una politica urbanistica completamente sbagliata negli ultimi dieci anni», è l’analisi del consigliere Ivano Breda. «Nel 1990 era stata approvata una variante al piano regolatore che prevedeva costruzioni per arrivare a 20 mila abitanti. Nonostante non ci siamo ancora arrivati, nel 2005 si è voluta approvare una nuova variante che ha messo sul mercato 600 mila metri cubi di residenza, per arrivare a 30 mila abitanti. È per questo che ora i cittadini chiedono di tornare indietro». Una manovra quella del 2005 che al Comune ha fruttato un bel po’ di quattrini, «circa 250 mila euro all’anno» precisa Breda. Ora non resta che attendere la conclusione della procedura del piano degli interventi. È probabile che arriveranno molte altre richieste per far tornare agricolo il proprio terreno. Per il momento, seppur le stime siano ancora approssimative, si parla di circa 100 mila metri quadrati che potrebbero tornare all’agricoltura. Anni fa alcuni cittadini di Catena chiesero una variante per i loro terreni su cui avrebbero potuto costruire le abitazioni. La loro richiesta non è ancora stata rinnovata, e sarebbero altri 60 mila metri quadrati da restituire all’agricoltura. «Basta guardarsi attorno per capire che non vale la pena di avere proprietà edificabili», conclude Breda. «Le case alla porcilaia dove sono finite? La parte residenziale dell’edificio di piazza Aldo Moro costruito a cavallo di via Solferino è completamente invenduta, così come il residenziale delle Terrazze. E l’ex Mondial è ferma da anni».

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