Crisi e calo di fiducia «Crollano i matrimoni»

Sempre meno fiori d’arancio in chiesa. Il caso delle due parrocchie trevigiane di San Biagio di Callalta e Cavrié, dove nell’ultimo anno non si è celebrato alcun matrimonio, non rimane affatto un fulmine a ciel sereno. «C’è una tendenza al ribasso nella scelta del matrimonio», spiega don Sandro Dalle Fratte, direttore dell’Ufficio della pastorale della famiglia della diocesi di Treviso. «Il fenomeno è un dato di fatto a livello nazionale non soltanto locale. L’abitudine ormai a celebrare meno matrimoni riguarda, insieme al matrimonio religioso, anche quello civile». Se poi si punta la lente sul numero dei matrimoni celebrati davanti all’altare nelle chiese della diocesi di Treviso si arrivano a contare negli ultimi cinque anni almeno 200 unioni in meno all’anno.

I numeri. In media si celebrano 1.800 matrimoni su una popolazione di 900 mila abitanti. Nel 2013 sono stati attivati 52 corsi di preparazione al matrimonio religioso ai quali hanno partecipato dai 15 ai 40 fidanzati per gruppi e tra questi pure coppie di conviventi.
Matrimonio al ribasso. Davanti alla scelta delle nozze oggi sempre più spesso si glissa, si va oltre o si prendono altre strade. Al suo posto restano le convivenze. Rimedio? Necessità? Cambiamento sociale? «L’analisi del fenomeno mette in evidenza il problema diffuso della difficoltà di assumersi delle responsabilità», dice don Dalle Fratte. E se si volesse proprio cercare una responsabilità?: «La mancanza di sicurezza sociale, il lavoro che non si trova, il prolungamento della scolarità», prova a spiegare il sacerdote ciò che da tempo rema contro al matrimonio.
La Chiesa si muove. Per provare a intercettare i cambiamenti della famiglia ha mosso i primi passi a ottobre dell’anno scorso il Sinodo straordinario dei vescovi, convocato da Papa Francesco. Sarà seguito da quello ordinario in programma dal 4 al 25 ottobre di quest’anno: «Se l’unione civile è un impegno pubblico di responsabilità, al matrimonio religioso serve pure la fede», spiega il direttore dell’Ufficio di pastorale familiare. «Il valore dell’amore resta un fatto antropologico nell’uomo. La qualità dell’amore rispetto alle relazioni “a fiato corto”, centrate unicamente sull’io. Questo è quanto è emerso nel corso del Sinodo. In passato il matrimonio religioso era normale perché l’ambiente era religioso come lo era lo stesso sistema familiare. Oggi chi sceglie il matrimonio celebrato in chiesa lo fa forse con maggior convincimento. E’ diventata una scelta di valore. Questo diciamo ai giovani che accompagniamo al matrimonio».
Le nascite. Dentro al bicchiere mezzo vuoto dei matrimoni in discesa finisce pure il calo delle nascite. Nel bicchiere mezzo pieno invece emerge una maggiore consapevolezza e senso di responsabilità da parte di coloro che al matrimonio religioso hanno scelto di dire ancora sì.
Il contesto. Eppure le conseguenze dei cambiamenti sulla scelta del matrimonio vanno ben oltre la chiesa e campanile. «La riflessione sui matrimoni in calo ancora non decolla a livello sociale, civile ed economico», chiosa don Dalle Fratte. «Da più parti non si sta affatto aiutando la famiglia. E mi dispiace vedere tanti giovani che non riescono a “decollare”, restano bloccati. Sebbene tra i valori molti di loro mettono ancora al primo posto la famiglia. E l’ottanta per cento sogna per il proprio futuro il matrimonio».
Difficoltà e contraddizioni che, alla fine, si scaricano sui “numeri” dei matrimoni in chiesa e in Comune. Ma che hanno radici molto più profonde di quanto possa apparire a prima vista.
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