Imprese sotto attacco degli hacker: nella Marca oltre quattromila denunce in un anno
L’allarme e le contromosse di Confartigianato: «Investire sulle persone, non solo sui sistemi, per aumentare consapevolezza del rischio e reattività»

Delitti contro le imprese: nella Marca boom di reati informatici. Armando Sartori, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Rappresentano il 58,8% delle denunce. Questo evidenzia la diffusione della digitalizzazione nelle nostre imprese, ma anche la necessità della prevenzione. Per questo abbiamo promosso la categoria Ict». Nella Marca Trevigiana, nel 2023 sono stati denunciati 8.015 delitti che interessano l’attività d’impresa, in salita del 2,3 per cento, un dato comunque migliore rispetto alla media veneta: +4,5%.
«Purtroppo l’azione delle criminalità contro le imprese è un pericolo generale», spiega Sartori, «A livello nazionale i delitti denunciati nel 2023 sono cresciuti del 5,6%. Si tratta della terza crescita consecutiva, seppure in decelerazione dopo il +5,9% del 2022 e il 12,5% del 2021. A Treviso sono cresciuti meno, ma inquieta la tendenza costante alla crescita. In provincia, i reati denunciati nel 2023 sono stati del 16,9% superiori a quelli del 2019».

Sono diciotto i delitti che interessano l’attività d’impresa che ricomprendono i furti, le rapine, le estorsioni, la contraffazione e la violazione della proprietà intellettuale, la ricettazione, il riciclaggio, l’usura, i danneggiamenti e il contrabbando, oltre ai reati informatici.
«La preoccupazione principale viene dalla cybercriminalità», analizza il presidente. «Nella Marca Trevigiana nel 2023 ci sono state 4.154 denunce di reati informatici, pari al 51,8 del totale. In Veneto la media di questi reati è del 44,9%, mentre a livello nazionale scende al 35,4%. Questo evidenzia la diffusione della digitalizzazione nelle nostre imprese, ma anche la necessità della prevenzione. Per questo Confartigianato ha promosso la nascita della categoria Ict che ha curato incontri di informazione e formazione agli imprenditori, ma anche agli studenti».
«I sistemi digitali acquisiscono molti dati, anche personali, che possono essere hackerati», aggiunge Domenico Baldasso, presidente comunità Ict di Confartigianato. «La parte più vulnerabile di un sistema è sempre la persona. Fa moltissima differenza, indipendentemente dagli strumenti che ha a disposizione. Dall’esperienza maturata risulta, infatti, che le aziende stanno puntando molto sul testing delle persone tramite social engineering, ovvero simulazioni continue di cyberattacchi alle persone, in modo da renderle reattive e consapevoli verso questo tipo di pericolo»
«Le aziende in genere», conclude Baldasso, «sottovalutano anche i rischi legati a vulnerabilità di sistemi esposti, che risultano quindi preda facile per attaccanti remoti. Una mancata configurazione o una vulnerabilità di un’applicazione possono portare all'esfiltrazione di dati appartenenti a clienti, partner e fornitori con conseguenze catastrofiche sia in termini reputazionali che legali. A volte anche vendite fraudolente utilizzando e-commerce cloni di originali e-commerce aziendali, per vendere prodotti contraffatti».
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