Crac Zanatta, condannato l’uomo della ’ndrangheta

TREVISO. La mano della ’ndrangheta dietro il fallimento delle ex Officine Zanatta di Falzè. È stato condannato in via definitiva a cinque anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e documentale Paolo Signifredi, 55 anni. Il suo è un nome chiave in una decina di indagini in tutto il nord Italia sulle infiltrazioni della ’ndrangheta: ha già diverse condanne definitive che vanno dalla bancarotta all’estorsione ed è considerato il “commercialista” della ’ndrina cutrese che fa capo a Nicolino Grande Aracri.
Signifredi si è pentito, ha collaborato con la giustizia e i clan gliel’hanno giurata: ad aprile dello scorso anno tre uomini l’hanno trovato e massacrato di botte nonostante fosse stato trasferito in una residenza protetta, intimandolo di ritrattare le sue deposizioni.
clan dietro i fallimenti
Quando il clan calabrese fa i suoi affari al nord, quasi sempre c’è dietro il nome di Signifredi. Da Reggio Emilia a Brescia, ma anche nella Marca. La ’ndrangheta della porta accanto, strisciante, insospettabile. Che entra prestando soldi, poi strozza e spolpa.
Due i casi eclatanti: quello della Dal Ben Tre di Monastier e, appunto, le Officine Zanatta di Trevignano. Nata alla fine degli anni Ottanta in via Monte Bianco a Falzè, l’azienda di infissi nel periodo di suo massimo splendore aveva dato lavoro a 15 dipendenti.
Nel 2008, però, la crisi ha colpito: il fatturato ha iniziato a calare sensibilmente e i titolari hanno avuto difficoltà a trovare il credito necessario per finanziare le attività dell’azienda. Un lento e costante declino fino al fallimento dichiarato dal tribunale di Treviso nel dicembre del 2014. Ma dietro c’era altro, secondo le indagini della guardia di finanza: i fratelli Zanatta hanno iniziato a sottrarre il patrimonio dell’azienda, quasi cinque milioni di euro tra magazzino e contanti, spostando i fondi all’estero.
Nell’ottobre 2014 l’azienda è stata ceduta a Paolo Signifredi, sedicente commercialista ma in realtà mai iscritto al relativo ordine, che ha spostato la sede legale della Zanatta in un condominio di Parma, cambiandone il nome in Nodo Srl. A Signifredi è spettato il compito di ultimare il depauperamento dell’azienda che il 4 dicembre successivo, con un passivo di 2,3 milioni di euro, è stata ufficialmente dichiarata fallita.
Le sentenze
Poi, i processi. Paolo Zanatta, titolare dell’azienda, è stato condannato a quattro anni e mezzo di reclusione. Il fratello Stefano ha patteggiato due anni e dieci mesi. E poi c’è lui, il “cassiere” del clan: a novembre del 2016 Signifredi è stato condannato a cinque anni di reclusione per la bancarotta fraudolenta della Zanatta, sentenza confermata in appello nel 2018 e resa definitiva nei giorni scorsi dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso del pentito. —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso