Crac Nes, anche l’Ikea chiede i danni

Luigi Compiano e quattro membri del cda dal giudice per la bancarotta da 36 milioni. In dodici si costituiscono parte civile
AGOSTINI TREVISO iINTERROGATORIO COMPIANO IN TRIBUNALE, IN FOTO COMPIANI IL 6.8.2010 AL FUNERALE
AGOSTINI TREVISO iINTERROGATORIO COMPIANO IN TRIBUNALE, IN FOTO COMPIANI IL 6.8.2010 AL FUNERALE

Anche Ikea, la multinazionale svedese dell'arredamento a prezzi popolari ha deciso di costituirsi parte civile nel procedimento a carico di Luigi Compiano e altri quattro membri del Cda di North East Services, alla sbarra con l'accusa di bancarotta fraudolenta.

Ieri mattina è iniziato il processo, davanti al giudice dell'udienza preliminare Angelo Mascolo, per una distrazione che secondo l’accusa ammonta a 36 milioni di euro. In dodici hanno deciso di costituirsi parte civile nel procedimento: oltre ad alcune assicurazioni e all’Ikea appunto, si tratta di Veneto Banca e Intesa San Paolo (dalle cui segnalazione era scoppiato il caso nell'ottobre del 2013), Unicredit, Zurich, Mondialpol e la curatela fallimentare rappresentata dal commissario straordinario Sante Casonato.

In cinque sono accusati di bancarotta fraudolenta per distrazione: oltre all’ex patron della Nes, Luigi Compiano, difeso dall’avvocato Piero Barolo, davanti al giudice anche i quattro membri del Cda. Si tratta di Filippo Silvestri (avvocato Roberto Nordio), Angelo Monti (avvocato Innocenzo Megali), Paolo Ricciardi (avvocato Mario Nordio) e Fabrizio Ricoldi (avvocato Antonio Pagliano). I quattro secondo la Procura avrebbero aggravato il dissesto della società perché pur essendo a conoscenza del dissesto societario, non avrebbero fatto nulla per impedirlo. Non avrebbero mai preteso da Compiano la riscossione dei crediti e non avrebbero chiesto il fallimento della società nonostante fosse in stato di insolvenza oramai dal 2011. È possibile che quest’ultimi decidano di ricorrere ad un rito alternativo, anzichè procedere per dibattimento. L’udienza davanti al giudice dell’udienza preliminare è stata rinviata al prossimo 16 giugno: le parti hanno chiesto del tempo per poter studiare la documentazione presentata dai 12 soggetti che ieri hanno deciso di costituirsi parte civile, e che, a partire dalla prossima udienza avanzeranno richiesta di risarcimento.

Il caso era esploso poco più di due anni fa, nell'ottobre del 2013. A scatenarlo Veneto Banca e Intesa San Paolo appunto che si erano rivolti alla North East Services per chiedere indietro il denaro conservato nei caveau. Parliamo di 28 milioni di euro. Richiesta negata: non c'erano soldi a sufficienza. Erano scattate le indagini, una difficile ricostruzione dei movimenti di denaro scivolata a ritroso negli anni. La decisione di mettere l'azienda in amministrazione straordinaria con pesanti ricadute per i livelli occupazionali. Ora dopo che lo scorso dicembre erano giunte a conclusione le indagini la Procura di Treviso aveva chiesto il rinvio a giudizio.

Secondo il sostituto procuratore Massimo De Bortoli che ha coordinato l'indagine del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza, quindi, Compiano avrebbe mandato in crisi la sua stessa società, provocando una bancarotta fraudolenta per distrazione da 36 milioni di euro. Non solo: dovrà rispondere anche dell'accusa di omessa presentazione delle corrette scritture contabili per non rendere evidente il dissesto finanziario in cui si trovava l'azienda. Inoltre è accusato di aver causato il fallimento della società omettendo di esigere dai debitori crediti per oltre 8 milioni e 320 mila euro. A lui viene contestata anche una violazione tributaria: un'evasione fiscale per oltre 12 milioni di euro relativa agli anni 2007-2012.

Intanto Luigi Compiano dovrà tornare in aula il prossimo 18 febbraio. L’accusa in questo caso è di evasione fiscale: 16,5 i milioni di euro contestati. Il pm Massimo De Bortoli ha già avanzato la richiesta di condanna: 32 mesi. Una richiesta su cui quel giorno, il giudice Michele Vitale sarà chiamato a decidere.

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