Omicidio di Anica, la Procura: «Battaggia colpevole, condannatelo a 21 anni»

Il procuratore Martani e il pm Rizzo impegnati in oltre due ore di requisitoria: «Processo indiziario ma gli elementi contro l’imputato sono gravi e concordanti»

Marco Filippi
Anica Panfile
Anica Panfile

Ventuno anni e mezzo. È la pena che il procuratore Marco Martani e il sostituto Giulia Rizzo hanno chiesto ai giudici della Corte d’assise per Franco Battaggia, 77 anni, l’imprenditore del settore ittico di Arcade accusato dell’omicidio di Anica Panfile, la donna rumena, madre di quattro figli, il cui corpo era stato ritrovato il 21 maggio 2023 senza vita in un isolotto del Piave a Spresiano.

«Quello odierno – ha esordito Martani nella sua requisitoria – è il classico processo indiziario perché non ci sono testimoni diretti, filmati o registrazioni. Ma ciò non significa che sia un processo di “prova debole”. In questo caso ci sono una serie di indizi che diventano una “prova logica”».

E poi passa ad elencarli con il pubblico ministero Rizzo che li sviluppa in modo approfondito nel corso di una requisitoria che è durata complessivamente due ore.

Anica esce morta da casa Battaggia

Ma quali sono gli indizi forti per i quali la Procura ha chiesto la condanna di Battaggia? Innanzitutto le tracce di Anica che si perdono in casa di Battaggia.

Gli investigatori sono convinti che la cuoca rumena sia entrata viva, poco prima delle 15 del 18 maggio 2023, nell’abitazione del titolare del “Tiburon” di Spresiano, e che ne sia uscita morta alcune ore più tardi avvolta in un tappeto persiano, dove i carabinieri del Ris hanno trovato tracce di Dna della donna.

«Di Anica Panfile – ha sottolineato il pubblico ministero Rizzo – non ci sono tracce di vita, all’esterno di quella casa, dopo l’incontro con Battaggia: nessuna immagine di telecamere, né contatti telefonici».

Anica è stata uccisa tra le 16.07, il momento in cui visualizza un messaggio del compagno Luigino De Biasi, e le 17 circa, quando nel cellulare di Anica arriva un altro messaggio del compagno che però non visualizzerà mai. Dopo quell’arco temporale – e questo per la Procura è un altro indizio – si registrano solo dei frenetici movimenti di Battaggia compatibili con l’attività di organizzazione dell’occultamento del cadavere. Una spola in auto tra Arcade e Mogliano, dove abita il fratello, che potrebbe averlo aiutato nel caricare il cadavere nel cassone del pick-up bianco.

I viaggi frenetici sul pick up bianco

Per non parlare poi delle immagini del sistema di videosorveglianza di un’abitazione privata e del ristorante Da Domenico a Spresiano che registrano i giri di un pick up bianco nella zona dove si sarebbe sbarazzato del cadavere.

Secondo gli investigatori Battaggia si libera del cadavere di Anica, gettandolo dal ponticello di via Barcador a Spresiano, la notte stessa del 18 maggio 2023. Le telecamere di una casa privata di via Barcador inquadrano un pick-up bianco, simile a quello di Battaggia, transitare alle 22.04 e tornare indietro alle 22.08. Un giro perlustrativo. Poi un’ora dopo, alle 23.09, Battaggia viene ripreso dalle telecamere del ristorante Da Domenico in via del Fante, a poche decine di metri dal ponticello.

Fa un paio di giri e poi alle 23.20 torna indietro. In quel lasso di tempo, Battaggia ha gettato il cadavere nel canale della Vittoria.

Delitto d’impeto, senza movente

Curiose anche le ricerche su internet fatte da Battaggia nel suo cellulare. Il 21 maggio s’informa su “come svuotare il cestino dell’I-phone”. Due giorni dopo su “quanto rimane la cocaina in circolo nell’organismo”.

Durante l’ultimo incontro con Battaggia, Anica assume cocaina. Tanta, come lo rileverà il dottore Antonello Cirnelli nell’autopsia. «Ma se fosse morta per intossicazione acuta letale di cocaina – ha sottolineato il pm Rizzo – come la difesa ipotizza, offrendo una lettura alternativa alla morte per soffocamento, come sarebbe arrivato il corpo di Anica nel fiume Piave?».

Infine, per il procuratore non c’è un movente preesistente del delitto. «È il classico caso di “dolo d’impeto” – ha detto Martani – Una lite scoppiata d’improvviso, in quel momento, degenerata in omicidio».

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