Nuovo polo produttivo da 255 mila metri: Veneta Cucine punta all’ampliamento
Il progetto nei terreni lungo la bretella tra Postumia e Treviso mare in territorio di San Biagio: aree verdi, parcheggi e stabilimenti. Piano aziendale per ottimizzare e riordinare gli spazi, previsti 180 assunti

Veneta Cucine vuole crescere, e non di poco. La società della famiglia Archiutti, sospinta da un mercato sempre più internazionale e dalle vele gonfiate da nuove commesse e opportunità, ha presentato un progetto per la realizzazione di un nuovo polo produttivo da 255 mila metri quadrati nel comune di San Biagio di Callalta.
Parliamo di un’area vasta quando 35 campi da calcio regolamentari (o 10 Arsenali di Roncade), che si trova alle spalle dell’area artigianale industriale di via Agozzo, la bretella di collegamento tra la Postumia e la Trevisomare; terreni che oggi sono verdi, ma da tempo destinati all’edificazione dai piani urbanistici comunali.
Il progetto
Siamo alle fasi preliminari, va detto. Ma il progetto c’è, nei numeri e nei luoghi. Veneta Cucine immagina di ridisegnare i 255.000 metri quadrati di campi che si estendono tra il Nerbon e i capannoni di via Agozzo realizzando ben 109 mila metri quadrati di edifici destinati alla produzione (alle spalle del polo esistente in via Agozzo); un’area destinata a parcheggio per l’area produttiva ampio circa 13.500 metri quadrati; una nuova viabilità di collegamento per circa 8.500 metri quadrati ricadente in parte anche nel comune di Silea.
Il tutto con una cortina verde sui terreni che guardano il Nerbon (ambientalmente tutelati) suddivisa tra 68.000 metri quadrati di parco e altri 55.500 metri al confine con l’area a parco e la nuova area produttiva.
A disegnare il progetto Veneta Architettura che per avviare l’iter del piano ha inoltrato una procedura semplificata allo sportello attività produttive del al Comune di San Biagio. Ma serviranno altri passaggi tecnici e ambientali per far dare il disco verde all’intero, grande progetto del polo produttivo.
Il piano di riordino e sviluppo
Il progetto rientra in un generale piano di riorganizzazione dell’azienda che oggi conta più stabilimenti tra Olmi di San Biagio (dove ha recentemente costruito il polo di via Risorgive che intende collegare alla nuova area di via Agozzo), Biancade dove ha il quartier generale e due anni fa ha acquisito gli ex stabilimenti ex Gd cucine in via S.Antonio, ma anche a Longarone, a San Stino di Livenza, a San Martino di Lupari e a Spresiano.
In tutto 122.960 mq di superficie industriale su sette sedi che adesso Veneta Cucine vorrebbe rivedere per ottimizzare produzione e trasporti.
Veneta 2.0
L’ha messo nero su bianco in un piano denominato “Veneta 2.0” che punta ad un rilevante «salto dimensionale» dell’azienda «attraverso lo sviluppo internazionale del business» si legge.
Veneta 2.0 prevede «l’aggregazione e riorganizzazione delle attività di lavorazione con conseguente efficienza logistica e minore impatto ambientale». Per la riduzione della movimentazione dei mezzi Veneta Cucine stima un risparmio di trasporti per circa 229.000 km annui.
180 assunzioni
La discussione sul progetto è appena iniziata, ma sul tavolo l’azienda avrebbe messo già la possibilità di 180 nuove assunzioni per il nuovo maxi polo di via Agozzo, dettaglio che oggi rappresenta un plus non trascurabile per un progetto però tutt’altro che ignorabile in termini di impatto ambientale.
A onor di cronaca va sottolineato che un anno fa, nel bilancio di sostenibilità, nel commentare l’acquisizione dello stabilimento ex Gd per le esigenze di ampliamento aziendale la società evidenziava la scelta fatta per non consumare nuovo suolo. Allora.
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