Crac dopo il centro commerciale Maxi richiesta di danni alla banca

La Treviso 81 di Adriano Zago fallì dopo aver creato il parco di Villorba: ora il curatore fa causa Citati amministratori, soci e anche Unicredit: «Fece firmare contratti speculativi a un’azienda in crisi»
imprenditore Adriano Zago. Foto da passare in tck11f
imprenditore Adriano Zago. Foto da passare in tck11f

Dodici milioni di euro. E' il super risarcimento chiesto dal curatore del fallimento di Treviso 81 srl – la società che ha creato e gestito il parco commerciale di Villorba – ad amministratori, revisori, soci e anche alla banca che ha finanziato l’azienda.

Motivo? Secondo la curatela avrebbero tutti, a diverso titolo, contribuito a causare il dissesto finanziario della srl. Stando le contestazioni del curatore, in particolare, la Treviso 81 doveva essere liquidata quattro anni prima del fallimento avvenuto nel luglio del 2009: la dichiarazione di cessazione doveva essere fatta per tutelare i creditori che avrebbero così potuto rientrare più facilmente delle somme versate.

La richiesta risarcitoria, alla quale i soggetti citati sono chiamati a rispondere in solido, ammonta a oltre 12 milioni di euro. L’udienza davanti al giudice del tribunale civile Bruno Casciarri è stata fissata per il prossimo 2 febbraio: l’obiettivo dell’azione di responsabilità civile, promossa dal curatore fallimentare Pierluigi Ronzani, assistito dall’avvocato Carlo Broli, è quello di tutelare la massa di creditori rimasti a bocca asciutta dopo il fallimento della Treviso 81 di Villorba.

Un’azione avviata nei confronti di ben 17 soggetti che, secondo la curatela, avrebbero contribuito a vario titolo a generare l’enorme dissesto. Tra questi gli amministratori, nomi noti dell’imprenditoria trevigiana: Adriano Zago, Bruno Ferretto, Alberto Andreelo, Stefano Benvegnù, Marcello Ricci. I sindaci e la società di revisione, Reconta Ernst & Young Spa. Infine i soci responsabili tra cui Panorama Spa, Nord Sviluppo Sas, Agribeton Spa e infine l’istituto bancario Unicredit.

La crisi economica e il crollo del mercato del mattone, sostengono i creditori, avrebbero creato i presupposti per lo scioglimento della società già nell’anno 2004; la prosecuzione dell’amministrazione ordinaria e straordinaria avrebbe prodotto un incremento rilevante del deficit.

Agli amministratori viene contestato di aver stipulato, in violazione dell’oggetto dello statuto, contratti derivati (Interest Rate Swap) rivelatisi poi dannosi, sempre secondo il curatore, per la società. Gli amministratori avrebbero inoltre celato le perdite prodotte da tali contratti attraverso alcune irregolarità contabili.

E proprio dalla prosecuzione dell’attività successivamente al 2004 e fino alla data del fallimento, sarebbe derivato l’enorme danno ora quantificato in 12 milioni di euro. Danno che, sempre secondo la curatela, una tempestiva messa in liquidazione della società avrebbe invece consentito di limitare garantendo un pagamento integrale dei debiti o alla peggio una soluzione concordataria a condizioni maggiormente favorevoli.

Ai sindaci viene contestato di aver violato gli obblighi di vigilanza omettendo di segnalare al tribunale la riduzione di oltre un terzo del capitale per perdite oltre che l’omissione dell’istanza al tribunale per far accertare la causa di scioglimento

Alla responsabilità dei sindaci si affiancherebbe di conseguenza quella della società di revisione Reconta Ernst & Young spa incaricata del controllo contabile della società. E infine, sempre secondo l’accusa, una precisa responsabilità del dissesto in cui era incorsa Treviso 81 srl andrebbe altresì riconosciuta all’istituto bancario facente capo al gruppo Unicredit.

Un aspetto, questo, che rende la causa decisamente innovativa. Unicredit, in questa complessa vicenda, assunse molteplici ruoli quale finanziatrice di Treviso 81, consulente, intermediario finanziario rispetto ai prodotti derivati, controparte nelle operazioni in derivati e infine principale creditrice della fallita per oltre 5 milioni di euro.

In pratica secondo il curatore, l’istituto di credito avrebbe continuato a finanziare Treviso 81 nonostante (anche per effetto anche delle operazioni in derivati ) la società si trovasse già a partire dai primi mesi del 2004 in forte dissesto. Contestazioni, queste, respinte con forza dalle parti chiamate in causa .

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