Cosulich, l’ultimo “leone” si è spento a Collalbrigo

CONEGLIANO. Era un armatore, discendente di una della grandi dinastie della marineria adriatica, con radici che risalgono ai primi anni del 1400, ma è morto in silenzio tra i suoi vigneti. È stato uno dei grandi “leoni” di Venezia, Procuratore di San Marco, l’uomo che ha portato i gioielli della basilica nel mondo – i cavalli e il tesoro marciano - ma anche di Lussino, “culla” della famiglia. Alberto Cosulich è scomparso ieri a 95 anni, nella tenuta di Collalbrigo. Un protagonista della storia del ’900, dalla laguna alla terraferma, dalla flotta allo sviluppo immobiliare di Mestre, dalla cultura alla finanza, dalla promozione culturale all’assistenza e al welfare. Si devono a lui, con la sponsorizzazione di Carlo De Benedetti, l’ingegnere della Olivetti, i tour mondiali dei capolavori marciani per finanziare con i proventi il restauro della basilica: e da Primo Procuratore di San Marco, accolse nella basilica, facendo gli onori di casa, la regina d’Inghilterra e papa Giovanni Paolo II, Carlo e Diana e i coniugi Reagan,
Era uomo instancabile, che vedeva in grande, refrattario a ogni steccato. Impresa, cultura, agricoltura, welfare, assistenza: ovunque ha lasciato un segno indelebile, da patriarca laico. Era nato a Venezia nel 1920 e si era laureato a Ca’ Foscari in Economia e Commercio negli anni ’40, distinguendosi anche come ufficiale di aeronautica in guerra. Comincia con l’attività immobiliare, restaurando numerosi palazzi del Canal Grande e allargandosi in terraferma, con la realizzazione di zone residenziali a Mestre e dintorni. Con il fratello Carlo rilancia poi l’attività marittima e armatoriale: all’apice della attività guidava una flotta di oltre 250.000 tonnellate. E si dedica quindi ad altri settori: acciaio e agricoltura, produzione di vini. Entra nel cda del banco San Marco, vicino alla Curia e “salotto buono” dell’imprenditoria veneziana. Ma è nella cultura che Cosulich lascia il segno, con una grande eredità ai veneziani ed al mondo. Apre dapprima il Centro di cultura Cosulich ( oggi coordinato dal figlio Paolo) su temi etici e religiosi, poi istituisce il premio “Angelo d’Oro” da conferire alle personalità distintesi nella società veneziana, poi nel 1980 Pertini lo nomina – su proposta del cardinale Marco Cè, patriarca di Venezia – Primo Procuratore di San Marco, incarico che svolgerà per due mandati fino al 1989. Inventa letteralmente il tour mondiale dei cavalli e del tesoro, in due fasi, a Londra, Parigi, Francoforte, New York, Tokyo, Los Angeles e Sydney, con milioni di visitatori. E con gli introiti finanzierà il restauro della facciata principale e del rosone d’ingresso , con i lavori coordinati dal proto Ettore Vio, immortalati in “Inferno” di Dan Brown.
Su Venezia e San Marco scriverà sette libri, poi a Susegana aprirà il Museo etnografico privato, contribuendo anche alla nascita di collezioni di strumenti musicali di antiquariato, oggi esposte in conservatori in Italia e all’estero. Per i libri scritti sulle origini della famiglia e sul ruolo nella marineria adriatica il Comune di Lussino, in Croazia. gli consegnerà le chiavi della città, nominandolo cittadino onorario e insignendolo del titolo di “Ambasciatore del turismo”. Negli anni ’70 aprirà anche due case di riposo, a Casale e a Quarto d’Altino, esempio ancora oggi di gestione privata al servizio dell’assistenza sociosanitaria. E creando anche qui decine e decine di posti di lavoro. La prematura scomparsa del figlio Marco nel 1995 - e il declino dell’attività marinara – lo indussero a ritirarsi a vita privata nella tenuta di Collalbrigo, dov’è spirato.(a. p.)
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