Corruzione e peculato Condanna confermata
CONEGLIANO
La Cassazione ha reso definitiva la condanna a 2 anni e 5 mesi per Loris Serafin. Era stato accusato di induzione indebita, peculato e corruzione per atto ai doveri d’ufficio, nel suo ruolo di ispettore antifrodi. Il terzo grado ha confermato l’appello. Giovedì sono state rese note le motivazioni della sentenza pronunciata nelle scorse settimane, per un caso che aveva fatto discutere in città. Gli Ermellini hanno ritenuto inammissibile il ricorso, poiché non può essere rifatto il processo.
Nel novembre 2012 Serafin fu arrestato in seguito alle indagini della Finanza con l’accusa di aver incassato contanti da imprenditori vinicoli, sotto forma di consulenze e buoni benzina per il suo Range Rover, con promesse di allargare il loro giro d’affari, perché era in difficoltà economica. All’epoca lavorava all’Ispettorato repressione frodi di Conegliano, un ufficio del ministero dell’Agricoltura. In primo grado fu condannato a 3 anni, la pena in appello fu ridotta a 2 anni e 5 mesi poiché assolto dall’induzione indebita verso due parti offese ed estinto il reato di falso ideologico.
Il cinquantanovenne è ricorso in Cassazione, sostenendo tra gli altri motivi che mancavano le prove della corruzione e che «la somma gli venne consegnata a titolo di mera cortesia, sulla base di una richiesta avanzata per ragioni personali di difficoltà economica». Oltre alla conferma della pena dell’appello, è stato condannato a pagare 3 mila euro di spese del procedimento. «La sentenza non può essere annullata sulla base di mere prospettazioni alternative che si risolvano in una rilettura orientata degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione», ha ricordato la sesta sezione penale della Cassazione, «ovvero nell’assunzione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione e valutazione dei fatti». —
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