Controlli “facili”, assolti in quattro
Assoluzione piena, «perché il fatto non costituisce reato». Sono stati prosciolti dall’accusa di falso ideologico i quattro imputati del processo relativo allo scandalo della dogana. Secondo l’accusa Silvia Boldrin, classe 1979, di Montebelluna, Fabrizio Marton, classe 1977, di Mestre, delegati della ditta Fiorini Omnia Service (rappresentante in dogana di Geox), Giuliano Sartori, classe 1948, di Treviso, spedizioniere dognale per Irca, Luisa Caberlotto, classe 1957, di Montebelluna, procuratore doganale di Lotto Sport Italia, avrebbero apposto la loro firma su verbali stilati in modo “facile”. Il pubblico ministero per loro aveva chiesto una condanna a un anno e sei mesi di reclusione perché li riteneva di fatto “complici” del sistema messo in piedi dai due funzionari dell’ufficio delle dogane che, ormai due anni fa, avevano patteggiato pene a un anno e dieci mesi e a due anni per concussione, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso materiale e ideologico commesso da pubblico ufficiale. Secondo l’accusa i due funzionari, abusando della loro posizione, avrebbero percepito ogni mese seicento euro di rimborsi spese, in realtà mai sostenute. Inoltre, avrebbero messo in atto un meccanismo di controlli decisamente meno minuziosi in cambio di favori, regali, pranzi e cene. Per questi controlli facili i quattro imputati erano finiti a processo per falso ideologico. Il giudice Marco Biagetti ha letto le loro posizioni in modo diametralmente opposto: vittime e non complici. Per questo motivo ha optato per l’assoluzione piena. La Procura contestava a Boldrin e Marton (difesi dall’avvocato Armando Alberini, del foro di Venezia) un verbale ciascuno, entrambi firmati tra fine 2009 e inizio 2010. Stessa musica per Caberlotto (difesa dall’avvocato Alberto Mascotto, del foro di Treviso) e Sartori (difeso da Massimo Benozzati, del foro di Treviso): veniva contestata loro la firma su di un verbale. (fa.p.)
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