Consorzio, veleni sulla maxi fusione L’ira di Polegato: stop attacchi o querelo

Post critici di dipendenti e agenti, il presidente risponde con una durissima lettera: tensione altissima Pressioni molto forti da Roma: una delegazione illustra il progetto Cai ai vertici di ente e Coldiretti

Sale la tensione al Consorzio agrario di Treviso e Belluno, per il progetto di superfusione nazionale voluto da Coldiretti, dove far confluire anche il consorzio con sede lungo la Feltrina. Divisi gli esponenti dell’associazione, mondo agricolo e 2300 soci.

POST E DENUNCE

Una spaccatura rimbalzata pure sui social. Sono apparsi post di dipendenti e agenti, nettamente contrari alla fusione e critici con Coldiretti. Fra loro, rimosso dopo poche ore, quello di Enrico Mantovani, responsabile del punto vendita consortile. E ancora, l’affissione dello striscione “Giù le mani dal consorzio” nel giorno del cda convocato per un primo esame della questione.

Il presidente Giorgio Polegato – del consorzio, e di Coldiretti che ha il 99% de consorzio – non ha gradito. E ha scritto a dipendenti e agenti una lettera ferma per deplorare i post critici e lo striscioni «Modo di fare improprio, scorretto e anche controproducente, da abbandonare». Numero uno irritatissimo per gli attacchi a Coldiretti: «Non migliorano il clima, mi riservo azioni di tutela dell’immagine di Coldiretti Treviso e mia personale, essendo presidente» Poi lo sfogo: «Ho incontrato i responsabili, garantendo la massima serietà dell’approccio del cda, sino a dare la mia parola d’onore», scrive, «Mi sono speso e mi sento colpito, direi offeso, quasi sai metta in dubbio che darò seguito in toto al mio impegno: non ci saranno pressioni che tengano, solo oggettive valutazioni economiche di opportunità per i nostri territori». Parole che ribadiscono tensioni, clima arroventato e veleni interni.

IL SUMMIT FUORI PORTA

Quanto alle pressioni, Coldiretti nazionale spinge sui territori. Oggi in un hotel fuori provincia, una delegazione da Roma presenterà la fusione ai cda di Consorzio e Coldiretti Treviso. Non invitato Lodovico Giustiniani, nel cda di Treviso-Belluno, ma non in quota Coldiretti. Il progetto fa nascere Cai - Consorzi Agrari d’Italia – maxipolo di servizi, ricerca, innovazione. Due rami d’azienda, Cai spa e Cai Real Estate: uno operativo l’altro gestirà il patrimonio immobiliare. Vi sono confluiti 4 consorzi (Emilia, Adriatico, Tirreno e Centro sud), ci sta pensando dopo un primo no Nordest Verona (con Brescia, Rovigo, Mantova, Vicenza e Padova), feudo del presidente nazionale di Coldiretti. Ha detto no Terre padane di Piacenza. Devono decidere Treviso e Belluno, e Udine. Coldiretti friulana, “renitente”, è fresca di commissariamento: si è dimesso il presidente Pavan.

Treviso-Belluno è uno dei gioielli italiani: 105 milioni di fatturato, 135 dipendenti e 38 sedi, patrimonio immobiliare di 25 milioni. «Una delle chiavi di volta dell’operazione, che tende a sostenere i consorzi in difficoltà con i soldi e i patrimoni della realtà virtuose», dicono i contrari alla fusione, «Treviso Belluno è un consorzio capitalizzato, il boccone ghiotto da far entrare nel pentolone nazionale: il cda deve scegliere se regalare questo gioiello alla Cai o salvaguardare autonomia gestionale e finanziaria efficienti. Qui si vuol mungere la vacca grassa trevigiana, svendendo patrimoni, storia e attività commerciali. Ma la politica non dice nulla? E chi grida “paroni a casa nostra”, non dice nulla?»



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