Conegliano: uccide l'ex incinta, il killer è andato a scuola dopo il delitto

I docenti: «Presente da lunedì a mercoledì, si comportava come se niente fosse». L’Ipsia organizzerà un’assemblea d’istituto sul femminicidio con i compagni

GODEGA DI SANT’URBANO. Mentre la ragazza che gli stava per dare un figlio giaceva ormai priva di vita in aperta campagna, massacrata, gettata tra gli alberi come un sacco di rifiuti di cui disfarsi, lui, l’aguzzino, continuava la sua vita come se niente fosse. Il killer con la routine da studente. Assassino domenica sera, studente (modello, a quanto pare) lunedì, martedì, mercoledì all’Ipsia “Pittoni” di Conegliano. Una scuola che dal giorno della scoperta dell’efferato delitto, è sotto choc, e non potrebbe essere altrimenti: sia per il fatto in sé, sia per la gelida freddezza con cui Mihail ha trascorso le successive 72 ore prima dell’arresto tra libri, zaini, interrogazioni, risate con i compagni di classe.

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La notizia si è diffusa al termine delle lezioni, verso l’una. Mihail era assente, nessuno sapeva perché. Poi le chat fra gli oltre 400 studenti dell’istituto hanno iniziato a divulgare la più spaventosa delle verità. Il preside dell’Ipsia (e dell’Itis “Galilei”) oltre a un dolore fortissimo prova un pesante senso di frustrazione. L’8 marzo, giorno della Festa delle Donne, aveva distribuito nelle classi una circolare sul rispetto verso le persone dell’altro sesso: «L’8 marzo deve essere una giornata del ricordo per non perdere di vista la strada percorsa dalle donne negli ultimi decenni, e trovare le energie per affrontare tanti problemi aperti come il femminicidio, le discriminazioni, lo sfruttamento del corpo». Infine il preside aveva augurato «una buona giornata a tutte le donne dell’istituto». L’avevano letta i docenti, ne avevano discusso gli studenti. Ne discuteranno ancora, di quel tema, anche se partendo da presupposti assai diversi: non più la ricorrenza, ma la spaventosa realtà scritta dal loro ex compagno di banco.

«Siamo davanti a un problema che non colpisce soltanto la nostra scuola, ma l’intera società», spiega il preside Amato, «per questo nei prossimi giorni sarà necessario parlare con gli studenti, spiegare a loro cos’è successo, riflettere sul femminicidio. Siamo di fronte a ragazzi giovanissimi, questi episodi vanno spiegati con tutte le cautele del caso». Per difendersi dall’assalto dei cronisti l’Ipsia è stata, di fatto, blindata, con i professori ad accompagnare gli alunni all’uscita: qualcuno non sapeva ancora nulla, altri immaginavano. Tra loro ci sarebbe anche la nuova fidanzatina di Mihail.

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La scuola non ha colpe, ma resta lo choc di sapere di aver avuto come compagno di classe, come alunno, come amico, per tre giorni, un assassino. «Dopo aver saputo dell’accaduto, ho telefonato subito ad alcuni docenti: mi hanno detto che in questi tre giorni Mihail non aveva niente di strano, era come se niente fosse successo», spiega ancora il preside, «anzi, mi hanno assicurato che era un bravo studente, non aveva mai mostrato segnali di violenza. Ora dobbiamo reagire tutti, e parlarci. Perché è toccato alla nostra scuola, ma è nella comunità che dobbiamo trovare le risposte». Una delegazione di studenti dell’Itis e dell’Ipsia dovrebbe partecipare, inoltre, ai funerali di Irina, quando saranno fissati.

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L’Ipsia “Pittoni” si trova suo malgrado al centro di una tragica vicenda, nonostante gli sforzi messi in atto, soprattutto negli ultimi tempi, in tema di integrazione. Lo stesso Mihail veniva descritto come perfettamente integrato nella comunità. A dicembre, la scuola era stata premiata per aver costruito il presepe più bello della città di Conegliano: «Avevano collaborato tutti, anche gli studenti di altre confessioni religiose. Sono ragazzi che possono dare tanto, se presi nel verso giusto».

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