Comune di Pieve del Grappa «La fusione non è scontata»

Nei bar e nelle piazze molti residenti vedono i vantaggi dell’unione fra comuni Ma c’è anche chi teme fregature. Il sindaco Bertoni: «Solo vantaggi economici»

CRESPANO/PADERNO. «Dovrebbero essere non solo Paderno e Crespano a fondersi, ma tutti gli otto Comuni da Pederobba a Borso, creando un nuovo Comune di almeno 30 mila abitanti». Giamaica Fraccaro, titolare dell’hotel e ristorante San Giacomo di Paderno, non ha dubbi: «Domenica voterò sì alla fusione con Crespano». È della stessa opinione Patrizia Reginato, che lavora al centralino dell’istituto Filippin, ora La Salle International Campus: «Sono affezionata al mio paesino, e mi spiace perdere il nome, ma mi rendo conto che la fusione porterà grossi vantaggi». Se dovesse vincere il sì, sembra che a Paderno non sarà un plebiscito. «Io voterò no», tuona Francesco Montini in controtendenza. Che spiega le sue ragioni: «Qualche anno fa sembrava che anche Castelcucco e Borso avrebbero partecipato alla fusione con Crespano, invece siamo rimasti solo noi di Paderno. Se vince il sì rischiamo di dover pagare i debiti di Crespano, il nostro Comune è più virtuoso, la fusione non conviene». Montini ne ha parlato con il sindaco, Giovanni Bertoni, che invece, raggiunto al telefono, resta fiducioso: «Il pronostico? Secondo me ce la facciamo, la fusione si farà». Ma non trapela tutta questa sicurezza al bar pasticceria Alpina: «Parlando con i clienti, la maggior parte dice che passerà il no, il timore è che Paderno si debba accollare dei debiti», spiega il titolare, Fabio Schiavo. E c’è chi lo ammette: «Sì, siamo campanilisti, ma non scriva il mio nome». Qualcun altro non ha ancora deciso: «Ho tre giorni per pensare». Passando di campanile in campanile, l’unica certezza è che il clima è di grande incertezza. «Preferisco non espormi», dice la titolare dell’Osteria San Marco. «Si può non rispondere?», è la risposta di chi sta dietro al banco del bar gelateria Azzurra. L’impressione è che chi non si espone propenda per il “no”. «Io risiedo a Borso, non sono coinvolta, ma non capisco chi è contrario al referendum», aggiunge la titolare della pasticceria Venezia. E, passeggiando, si trovano persone che non hanno nessuna intenzione di andare a votare. Ma ci sono anche delle persone che arriveranno al voto preparate: «I Comuni fanno bene a unirsi, se c’è un risparmio e la possibilità di nuovi investimenti», è la voce di Gessica, a braccetto con la madre Simonetta. Entrambe voteranno sì. Anna sta chiudendo l’ufficio postale: «Passerà sicuramente il sì, io sono d’accordo». Insomma, il paese è diviso. Anche fermandosi alla stazione di benzina, si trovano le tre posizioni. Quella di Leo: «La fusione è assurda, già quando giriamo per l’Italia nessuno conosce Crespano, fonderci con Paderno significa perdere le nostre tradizioni». Si trova un trentenne indeciso: «Non so, mi sono trasferito qui da poco». Ma Gilberto Momoli sorride: «Sono favorevole e mi auguro vinca il sì».

Si vota domenica dalle 7 alle 23 nei seggi del municipio e delle ex scuole elementari di Fietta a Paderno, nei seggi alle elementari a Crespano. Non c’è quorum: se passa il sì, entro febbraio dovrebbe essere approvata dal Consiglio regionale la legge per l’istituzione del Comune di Pieve del Grappa. Quindi ci sarà una gestione commissariale fino alle elezioni amministrative che nel 2019 nomineranno il nuovo sindaco.

Il primo cittadino di Paderno, Bertoni, sui conti rassicura tutti: «In caso di fusione ci saranno solo vantaggi economici, arriveranno 9 milioni di euro di finanziamenti in 10 anni, so che hanno messo in giro anche voci negative, ma sono solo bugie di chi rema contro». Secondo Lorenzo Fabbian, assessore dem di Crespano, «si prospetta l’occasione unica e irripetibile di valorizzare le risorse del territorio». E, vista l’importanza de passaggio referendario, interviene anche Giovanni Zorzi, segretario provinciale Pd: «Siamo a favore della fusione, che non significa perdita di identità territoriale. È la strada verso un rapporto cittadini-amministrazione più efficace, con meno burocrazia e meno sprechi». —

Maria Chiara Pellizzari

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