Commercio, il lungo declino delle gallerie

L’Hesperia doveva essere un gioiello dello shopping, la Bailo non riesce a ripartire e la Rialto ad aprile dirà addio a Furla
Tome agenzia fotofilm treviso galleria bailo
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La galleria Hesperia era nata per diventare un nuovo gioiello dello shopping cittadino ed ora è chiusa, la galleria Bailo non riesce a ripartire, la Rialto ad aprile registrerà l’addio di Furla, l’ennesimo. Insieme ai portici sono ciò che un centro storico ha di più simile ai centri commerciali, eppure a Treviso stanno vivendo una crisi senza pari.

il declino

Anche il turnover che pure riguarda ampie zone della città, non tocca le gallerie. Qui si chiude soltanto, o quasi. Alla Galleria Rialto, l’addio della libreria ha segnato l’inizio della parabola, sono seguiti il “For” e anni fa De Piccoli, sfortunate sono state le parentesi del negozio specializzato in birra e di quello di abbigliamento giapponese. Restano la farmacia, un altro negozio di abbigliamento, l’ottico, e la storica lavasecco. Furla saluterà ad aprile. La parabola della galleria Hesperia non è nemmeno mai iniziata. Perla, nelle intenzioni, della riqualificazione del vecchio cinema, ha visto qualche mese di buoni affari per il bar che aveva aperto all’imbocco sulla piazza; la gestione successiva invece ha chiuso ed è sparita nottetempo. Ieri la saracinesca per l’ingresso alla galleria era addirittura abbassata. La galleria Bailo sconta una difficoltà ormai storica. Il Dump la sera riesce, quasi da solo, a darle vita, il messicano resiste da anni, questa settimana ha aperto un nuovo locale; un salone di parrucchiere continua a lavorare; ma le vetrate verso piazza San Vito sono vuote da anni, quelle su via Inferiore sono quasi esclusivamente espositive.

i commercianti

La galleria è stata abbellita da piante e vasi grazie all’impegno dei commercianti, ma probabilmente servirebbe qualcosa di più, un restauro vero e proprio. «Le gallerie sono vittime del mancato inurbamento della città», sostiene il presidente dell’Ascom Renato Salvadori, «Se uno ha una casa grande e la abita sempre da solo è difficile che cambi i fiori tutti i giorni; se invece gli abitanti sono più numerosi allora starà ben attento ad abbellirla ed avrà più stimoli nel farlo». Le gallerie pagherebbero la stessa crisi lamentata dai commercianti del centro, con il moltiplicatore dato dal fatto che non sono “in vetrina” e quindi non rientrano nelle passeggiate dei trevigiani. «Le città si svuotano per la comodità di altri centri, per una questione di prezzo e per la scarsità dei servizi. Lo diciamo da un po’, la vecchia logica dei Prg non funziona più, l’urbanistica deve dare un’anima alla città. Va individuata la vocazione. Che sia la città dei bambini, dell’enogastronomia o di qualcos’altro di sensato, e la città va riprogrammata su di essa», conclude Renato Salvadori. —



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