Come togliere le viti? Un’officina inventa lo «sradicatore»

L’ha brevettato Claudio Gottardo, imprenditore di Ormelle Lodi del Cnr dopo i test : macchina economica ed ecologica

ORMELLE. Uno sradicatore idraulico per estrarre in modo veloce dal terreno le radici di viti e pioppi, che ha attirato l’attenzione persino del Centro nazionale di ricerca.

A inventarlo (e a brevettarlo) non è stata una grande multinazionale della meccanica, bensì un’officina di Ormelle: la Gottardo Sas. È il suo titolare, Claudio Gottardo, l’«Archimede» che ha dato vita al progetto e lo ha sviluppato grazie all’aiuto dei suoi operai di officina e, in seguito, alla collaborazione con la Biemme costruzioni e scavi dei fratelli Ezio e Mauro Basset di Fontanelle. «In un momento critico come questo anche due piccole aziende si trovano a fare ricerca e sviluppo con successo», dice soddisfatto Gottardo.

L’invenzione è nata dal contatto diretto dei suoi ideatori con i problemi concreti dei contadini della zona. Nel terreno dove prospera la coltura del Prosecco, infatti, gli agricoltori si trovano di fronte al problema dell’espianto delle ceppe per i vigneti a fine ciclo.

La triturazione sul posto è sconsigliata: i resti delle vecchie coltivazioni potrebbero propagare virosi tipiche della coltivazione come il mal dell’esca o la flavescenza dorata. Da qui l’esigenza di estirpare le radici, operazione molto lunga e quindi costosa se effettuata – come si fa di solito – con un escavatore non specializzato per questa attività (si parla di 20 ore di lavoro a ettaro). Da qui l’idea. Lo sradicatore è costituito da due erpici paralleli, distanziati da un metro e uniti da una lama. Con l’avanzamento del trattore, a cui è collegato lo sradicatore, i tre elementi tagliano le radici. Ci sono anche tre barre inclinate e due motori idraulici che aiutano a spingere le radici fuori dal terreno, agitandole violentemente, favorendo in questo modo il distacco della terra prima di espellere le ceppe.

Gottardo, oltre ad aver sperimentato più volte sul campo le sue macchine (del primissimo prototipo ha realizzato una decina di esemplari), ha presentato la sua invenzione alla Fiera internazionale agricola, che si è tenuta lo scorso febbraio a Verona, incontrando la curiosità degli avventori. E quella del Cnr. La sezione “Invalsa” di Sesto Fiorentino (l’Istituto per la valorizzazione del legno e delle specie arboree del Centro nazionale di ricerca) ha voluto testare la macchina sul campo. La scorsa settimana i risultati del test sono stati illustrati in un articolo di ben cinque pagine dell’Informatore Agrario, il settimanale tecnico ed economico di agricoltura professionale. Titolo dello scritto, firmato da componenti del Cnr: «Sradicatore Gottardo all’opera per fare biomassa da espianti». La macchina inventata nell’officina ormellese, infatti, ha anche una ricaduta ecologica. Il distacco delle pietre e del terreno dalle radici, rende il legno estratto ben pulito, pronto per produrre una biomassa triturata di buona qualità. La legna può diventare così un combustibile per la produzione di energia rinnovabile. Ora la speranza è che quella che è un’invenzione nata in una piccola officina possa aiutare un giorno quanti più agricoltori possibile.

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