«Ciao Andrea, una farfalla è volata via»

Tutti i bambini dell’asilo e i loro genitori ieri in chiesa a Biancade per l’addio al piccolo morto a nemmeno quattro anni
Di Rubina Bon
Ferrazza agenzia foto film Biancade funerale andrea mion
Ferrazza agenzia foto film Biancade funerale andrea mion

RONCADE. Cita Gianni Morandi e la sua celebre strofa "C'è un grande prato verde dove nascono speranze, che si chiamano ragazzi", don Giuseppe Volpato, per iniziare l'omelia. Davanti a lui, la bara bianca di Andrea Mion, morto lunedì a nemmeno quattro anni per un problema cardiaco che si era manifestato in tutta la sua violenza sabato sera mentre era a casa, e subito dietro lo strazio di mamma Nicoletta e papà Christian, le lacrime dei cinquecento che ieri mattina hanno partecipato alle esequie del bimbo, celebrate nella chiesa di Biancade. «In questi giorni pensavo al prato del nostro asilo, dove Andrea era inserito nella classe delle "farfalle arancioni". Un prato dove i bimbi imparano, fanno le prime scoperte, giocano. Un prato con fiori, farfalle, luci», ha detto il parroco visibilmente commosso, «Ad un certo punto una farfalla si è staccata dal gruppo ed è volata in alto per raggiungere tante altre farfalle, un fiore è stato reciso per abbellire un prato più grande, una luce illumina in modo diverso». Davanti al feretro coperto di rose bianche e gialle, due cuoricini di fiori da parte dei familiari e una grande farfalla di boccioli arancioni, a ricordare la classe di Andrea. Al funerale non c'erano i compagni della materna "Istituto Nobile Morosini", lo hanno deciso i genitori tutti assieme. Ma si è pregato anche per i bimbi della scuola, «perché possano sorridere nel ricordo di Andrea», e pure per i genitori, «perché trovino le parole per parlare della scomparsa dell'amichetto». L'asilo, che si trova proprio di fronte alla chiesa, aveva le tapparelle abbassate, molti i piccoli che sono rimasti a casa. «Non ci sarà una seggiolina vuota all'asilo: i bimbi non vedranno più gli occhietti vispi di Andrea, non sentiranno più che li sta chiamando per andare a giocare. Ma lo percepiranno presente in modo diverso, lui che voleva diventare grande e forte, un supereroe come diceva sempre», ha ricordato don Volpato, «Abbiamo bisogno che la luce resti tra di noi: i genitori devono trovare nuove motivazioni per vivere e donare, noi non possiamo restare schiacciati da questa tragedia». Una speranza che mamma Nicoletta e papà Christian hanno affidato a una preghiera riportata nell'epigrafe: «Piccolo, hai colmato con il tuo amore le nostre vite. Sii il nostro angelo custode e aiutaci a trovare coraggio». Commosso il saluto dei cugini: «Sei stato per noi un bellissimo regalo, averti perso così è la sconfitta più grande, avremmo voluto vederti giocare la partita più importante della vita». A portare il feretro in chiesa e poi nel breve tratto dalla parrocchiale di San Giovanni Battista al cimitero sono stati il papà e gli zii di Andrea, mentre la mamma ha tenuto appoggiate le mani sul legno bianco. Un'ultima, straziante carezza prima di lasciar andare per sempre il suo unico figlio.

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