Chiesta l'autopsia per l'istruttore di Trevignano morto sull'aereo

TREVIGNANO. Un malore o un guasto tecnico al velivolo. Per chiarire in quale delle due strade proseguire per spiegare la tragedia in cui sabato mattina ha perso la vita Riccardo Avi, 70 anni, il pm trentino Carmine Russo ha disposto indagini su entrambe le piste.
Martedì verrà quindi eseguita l’autospia sul corpo dell’istruttore di volo dell’Aeroclub di Treviso e di Bolzano, residente a Trevignano ma originario di Terlano, e verrà esaminato pezzo per pezzo il velivolo dell’Aeroclub bolzanino sul quale Avi stava dando lezione al momento della tragedia, il Cessna che – hanno spiegato i responsabili dell’associazione bolzanina – «aveva effettuato sempre regolare manutenzione come tutti i velivoli della flotta dell’associazione».
Ieri, intanto, per quattro ore carabinieri, vigili del fuoco e l’ingegnere inviato già sabato pomeriggio dall’Agenzia nazionale del volo hanno passato al setaccio la zona dell’incidente alla ricerca di altri elementi utili a spiegare cose possa essere accaduto alle 10 di sabato, quando il velivolo pilotato da Avi, con a bordo Tanja Kofler, 30enne di Lana (ricoverata in gravi condizioni in ospedale a Trento), invece di prendere quota per superare il crinale della montagna si è schiantato sulle rocce.
«La visibilità era buona» hanno chiarito fin da subito gli investigatori, escludendo quindi che l’incidente possa essere stato causato da un improvviso temporale o fattori atmosferici. Il piano di volo prevedeva decollo da Bolzano, passaggio di Vicenza e Padova e rientro all’Aeroclub. Tutto era partito bene, non vi erano state comunicazioni radio di emergenza o altro.
Possibile un vuoto d’aria che ha impedito all’aereo di alzarsi in quota? È una delle tante ipotesi. Ci si aspetta comunque che “parlino” anche i resti del Cessna sui quali ieri sono iniziate le operazioni di smontaggio che permetteranno di trasportare la carcassa all’aeroporto di Mattarello a Trento per proseguire con accuratezza le indagini.
Difficile, per non dire impossibile, pensare si sia trattato di una svista perchè Avi era un pilota più che esperto avendo passato la vita in volo, prima sui jet di società private (la flotta Benetton in primis), poi sui voli di linea di AlpiEgleas e Airdolomiti fino alla pensione, da quando si era dedicato all’attività di istruttore.

«Aspettiamo si capire qualcosa in più» ammettevano ieri anche gli amici e i colleghi dell’Aeroclub di Treviso, in primis il presidente Maurizio Patuelli accorso subito alla base trevigiana sabato dopo aver saputo della tragedia, «purtroppo qui siamo tagliati fuori dalle informazioni dirette ma l’unica cosa che possiamo dire è che metteremmo la mano sul fuoco sulla qualità del pilota. Riccardo era ineccepibile».

Informazioni utili potrebbero arrivare dalle testimonianze che anche ieri i carabinieri hanno raccolto da escursionisti e frequentatori della zona, in particolare due persone che avrebbero assistito agli ultimi minuti di volo del piccolo aereo.
La mancanza di una scatola nera su velivoli come quelli utilizzati da club e privati per il piacere del volo privato impedisce purtroppo di avere dati tecnici che forse basterebbero da sè a dare tante risposte.
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