C’era una volta il telefono pubblico Addio a 53 cabine

Sarà per una sorta di affezione, per la voglia di non voler far passare il tempo o forse solo per la paludosa burocrazia italiana, fatto sta che ci sono voluti oltre 5 anni perchè il piano di riordino delle cabine telefoniche pubbliche definito da Telecom a fine 2009 diventasse realtà e desse il via all’eliminazione di oltre 30.000 telefoni pubblici. Oggi la mannaia è arrivata anche a Treviso, ed ha la forma rettangolare di un adesivo rosso vivo con una perentoria scritta a lettere cubitali bianche: «Questa cabina verrà rimossa».
In molti, in questi giorni, l’hanno notato. Qualcuno l’ha fatto uscendo di casa e buttando l’occhio sulla porta in plexiglass di quel vecchio inutile monolite che troneggiava a lato del marciapiede; qualcun altro attratto dal colore sgargiante dell’avviso; altri ancora per puro caso. Ma nessuno perchè si è trovato davanti l’adesivo mentre con venti centesimi in mano arrischiava una strana e forse puzzolente (ah... le cornette) telefonata dalla cabina.
Già, a determinate la scelta di Telecom e il via libera datole dall’Autorità garante delle comunicazioni è stato il disuso in cui versavano i servizi di telefonia pubblica e le oltre 130 mila cabine sparse in tutto il territorio nazionale. A darle il destro poi (oltre alle spese per mantenere tutto l’apparato) i dati internazionali secondo ai quali se in Italia c’era un media di 1 telefono pubblico ogni 450 abitanti, nel resto dell’Europa questa saliva a quota 1 su 1.100.
E allora avanti col taglio dei fili che in città non riguarderà solo il telefono pubblico davanti a casa di chi ha notato il cartello, o sulla via di chi è inciampato per sbaglio dell’avviso fluo. Saranno infatti ben 53 i telefoni pubblici che spariranno dalle vie di Treviso. Un terzo del totale anche secondo telefonopubblico, il servizio di Telecom italia che permette a computer, tablet o smartphone di trovare la cabina telefonica più vicina (quasi un controsenso). A sparire saranno le cabine lungo il Terraglio davanti al cimitero; quelle in viale Cadorna e via D’Annunzio attorno a piazza della Vittoria; quelle api piedi delle Mura in via Manzoni, quelle al Duomo, Fra’ Giocondo e Carlo Alberto. Ma la lista è lunga e in alcune zone della città prevede una riduzione drastica del servizio. È il caso di Santa Maria del Rovere, dove spariscono tre cabine su quattro nell’arco di duecento metri. Resta, fortunatamente, la cabina davanti all’asilo Carmen Frova, lungo viale Brigata Treviso, ma non si capisce se per utilità o perchè è un punto di riferimento (logistico, non di utilità) per mezzo quartiere. Spariranno cabine da Santa Bona a Sant’Antonino, da Fiera all’Appiani. E avanti così.
Quando? La data, per tutti gli impianti, è quella del 16 giugno prossimo. Da quel giorno inizieranno a scomparire. Non avvetrà, come per magia, nel giro di una notte; ma di una settimana forse si. E da quel momento in poi trovare una cabina telefonica sarà un fatto raro... ma anche molto difficoltoso.
La retorica dei “tempi che cambiano” si spreca, e in questo caso non a vuoto, perchè “il gettone”, la “telefonata dal pubblico”, il «ciao faccio presto che non ho spicci», sono ricordi di antiquari. Perfino le tessere magnetiche sono diventate materiale da mercatino, o discarica.
Ma il piano di eliminazione delle cabine lascia aperta una porta ai cittadini. Telecom e Agicom hanno infatti dato la possibilità di salvare qualche telefono pubblico nel caso in cui la sua cancellazione crei un problema concreto che vada oltre i ricordi e l’affetto.
Come? Scrivendo una mail al garante delle comunicazioni indicando nome, cognome e perchè una certa cabina non dovrebbe essere rimossa. Starà poi all’azienda decidere se le motivazioni sono valide o meno.
La mail va mandata entro trenta giorni dalla data di affissione degli avvisi. Sarà per lasciare una possibilità in più che molti adesivi appiccicati sui telefoni pubblici della città risultano affissi, incredibilmente, il 16 aprile prossimo? Questo, per ora, non è dato sapere.
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