Centri antiviolenza a rischio chiusura, l’appello di Confcooperative

La coordinatrice regionale Raffella Da Ros: «È necessario un ripensamento che metta al centro la sostanza dell’azione»

La coordinatrice regionale della Commissione Donne Cooperatrici Raffaella Da Ros
La coordinatrice regionale della Commissione Donne Cooperatrici Raffaella Da Ros

L’attuazione dell’Intesa Stato-Regioni del 2022 sui requisiti minimi per i centri antiviolenza e le case rifugio in Veneto potrebbe portare alla chiusura di 10 centri antiviolenza, 10 sportelli e 25 case rifugio. Nella Marca Trevigiana, in particolare, sono a rischio 3 centri su 5 e 3 case rifugio, mentre nel Bellunese verrebbe meno tutta la rete di supporto e contrasto.

Confcooperative Belluno e Treviso e la Commissione Donne Cooperatrici intervengono per chiedere un confronto serio e costruttivo con tutti i livelli istituzionali competenti affinché si proceda ad una revisione dell’articolo 1, comma 7, lettera c) dell’Intesa, eliminando il requisito dell’esclusività o prevalenza statutaria dell’attività.

Il requisito rischia di penalizzare gravemente molte cooperative sociali multiservizi che, da anni, operano con competenza, professionalità e dedizione nel contrasto alla violenza di genere. La norma scaturisce dalla necessità di uniformare i criteri e garantire standard elevati, tuttavia, non tiene conto della complessità e della ricchezza del tessuto cooperativo locale.

«La proroga del periodo transitorio da 18 a 36 mesi, con scadenza a settembre 2025», chiariscono il presidente di Confcooperative Belluno e Treviso Lorenzo Brugnera e la coordinatrice regionale della Commissione Donne Cooperatrici Raffella Da Ros, «è un segnale evidente delle difficoltà di adeguamento a requisiti che, in molti casi, risultano difficilmente perseguibili. È necessario un ripensamento che metta al centro non la forma giuridica, ma la sostanza dell’azione: la capacità concreta di presa in carico, la qualità dei servizi, la presenza di personale formato e la radicata esperienza sul territorio».

«Solo così potremo garantire la continuità e l’efficacia di un sistema di protezione che, grazie anche al lavoro delle nostre cooperative e dei nostri cooperatori, ha saputo offrire risposte concrete e umane a centinaia di donne vittime di violenza», concludono, «ribadiamo il nostro impegno per una cooperazione inclusiva, competente e radicata: non può essere sacrificata sull’altare di una visione burocratica e distante dalle realtà territoriali».

 

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