Cena a base di nutria: «In umido sa di pollo la trovo deliziosa»

La moda culinaria quanto meno discutibile lanciata dall'assessore Lorenzon.  Metti un gruppo di amici e uno chef che vuole sperimentare: «È solo una questione di abitudini: vedrete, avrà successo»
L'assessore Lorenzon propone di mettere in tavola le nutrie
L'assessore Lorenzon propone di mettere in tavola le nutrie

TREVISO. Fosse successo in Lousiana, non se ne sarebbe nemmeno parlato. Questione, soprattutto, di abitudini, alimentari in questo caso. Ma a Treviso mangiare la nutria resta argomento tabù: intollerabile per animalisti che le nutrie le vedono in alcuni casi come animali da compagnia; inaccettabile per chi dal macellaio ci va, magari mangia anche coniglio, «ma la nutria assomiglia tanto a un topo». Eppure, molti non lo sanno, nelle campagne trevigiane la nutria si mangia eccome. Magari senza darne troppa pubblicità. A dimostrarlo la pioggia di inviti arrivati all’assessore provinciale Mirco Lorenzon, dopo che meno di un mese fa aveva lanciato la sua ricetta, è proprio il caso di dirlo, per il controllo della popolazione delle nutrie: «Mangiamole». «Mi sono arrivati almeno cinque inviti», spiega. «Mi hanno contattato via Whatsapp e via Facebook per invitarmi in alcune case dove le cene a base di nutrie si fanno».

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Così Lorenzon dalle parole è passato ai fatti, e ha accettato uno degli inviti. Lunedì sera a Cimadolmo l’appuntamento. «Eravamo una decina di persone, c’erano anche delle ragazze», racconta. «Era la prima volta che mangiavo la nutria, ma non era così per tutti». Come sia stato catturato l’animale non è dato sapersi. Certo difficilmente da un allevamento, visto che in Italia sembrano completamente scomparsi; insieme alle pellicce di castorino. È probabile che sia stata cacciata tra i canali di Cimadolmo e le sponde del Piave. «A cucinarla c’era un cuoco professionista», spiega Lorenzon. «Anche per lui era la prima volta, anzi a quanto mi risulta si è proposto proprio per sperimentare una nuova carne». Per il momento l’esperimento è finito nella taverna di Cimadolmo, e non verrà certamente ripresentato al ristorante. Ma per lo chef è stato un momento di ricerca. ù
«Il primo è piatto è stato un ottimo risotto agli asparagi di Cimadolmo», continua Lorenzon, «poi ci ha presentato la nutria in umido. E devo dire che era buonissima. A me è piaciuta più di un pollo ruspante. Ha una carne chiara, simile al coniglio per certi versi». Anche come conformazione, lo chef, che la nutria ha dovuto “curarla”, ha poi specificato che è del tutto simile a un coniglio.
«Io resto della stessa idea: è solo una questione di abitudini. La legge», conclude Lorenzon, «ci consente di mangiarla e in altri paesi del mondo è un piatto tipico: non credo dovrebbe esserci tutta questa avversione nei confronti della mia proposta».
Pur non essendo ospitata nei ricettari, la nutria si mangerebbe più o meno senza darne pubblicità anche in altre parti d’Italia. «Nel Nord Italia, i contadini cucinavano la nutria», sostiene il veterinario modenese Mauro Ferri, che ne ha parlato recentemente in un convegno. «Ma poi nel Dopoguerra ha prevalso l’allevamento speculativo per fare le pellicce. In ogni caso mangiarla è meglio che ucciderla e gettarla in discarica».

 

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