Castelfranco, svolta nel caso Pozzobon: "Voleva arruolarsi, ma è stato rapito dagli jihadisti"

CASTELFRANCO. Sarebbe partito con la volontà di arruolarsi nelle truppe jhiadiste, ma in realtà sarebbe stato rapito dai miliziani. Una serie di tasselli, che partono da Castelfranco, passando per Milano, la Turchia, per finire in Siria, gettano luce sul caso di Fabrizio Pozzobon, idraulico di Castelfranco ed ex consigliere leghista, scomparso nel 2016. La svolta nelle indagini è avvenuta oggi, sulla scorta dell'inchiesta milanese aperta nei confronti di due foreign fighters.
Secondo la ricostruzione del giudice, i due indagati, padre e figlio, sarebbero coinvolti anche nella vicenda di Pozzobon. In particolare uno dei foreign fighter sotto inchiesta sarebbe stato "utilizzato da interprete nelle conversazioni" tra Fabrizio Pozzobon e i suoi "rapitori", i miliziani di Assad.
Si tratta di Saged Sayed Fayek Shebl Ahmed, il 23enne foreign fighter di origini egiziane e latitante, destinatario di una ordinanza di custodia cautelare per terrorismo internazionale che ha invece portato in carcere il padre Sayed Fayek Shebl Ahmed, ex combattente mujaheddin in Bosnia e residente in provincia di Como.
Lo si legge nel provvedimento del gip Carlo Ottone de Marchi che, citando la vicenda, ha voluto attestare "l'inserimento di Saged nel circuito terroristico internazionale, essendo egli conosciuto e fidato, tanto da fungere da interprete" nel caso dell'artigiano scomparso.
Secondo la ricostruzione del giudice, padre e figlio sarebbero coinvolti anche nella vicenda di Pozzobon, sfiorata dalle indagini del pm Enrico Pavone e del responsabile dell'antiterrorismo milanese Alberto Nobili. All'inizio dell'inchiesta stato proprio il padre a raccontare agli investigatori della Digos di Como che il primogenito gli aveva comunicato di essere stato utilizzato come interprete nel rapimento dell'italiano.
Pozzobon, in base a quanto raccontato dal ragazzo al padre e trascritto nell'ordinanza del gip De Marchi, nel mese di dicembre 2016 avrebbe raggiunto la Siria "con l'intento di arruolarsi nelle truppe jihadiste ribelli al regime di Bashar Al Assad" ma "i miliziani lo avrebbero rintracciato in un villaggio ubicato in una zona non meglio definitiva della Siria, posta al confine con la Turchia, e trattenuto contro la sua volontà dopo averlo condotto in un luogo montuoso non meglio definito, perchè ritenuto una spia e, comunque, per poterlo eventualmente utilizzare nella mediazione di scambio di prigionieri con le truppe governative siriane o per chiedere un riscatto alle autorità italiane".
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