Casetta delle Fate: a Salgareda sotto il fango il letto e i libri di Parise

SALGAREDA. Arriva di primo mattino, stivali lunghi e il cuore in subbuglio: cosa ci sarà là dentro? Quali disastri irreparabili? Ma non fa in tempo a pensarlo. La porta della Casetta delle Fate è aperta, anzi sventrata, sfondata dall’interno come in certi gialli complicati. Invece il giallo non c’è: la piena è entrata e, quando il livello delle acque esterne è calato, l’acqua contenuta nella casetta ha sfondato l'uscio gettandosi fuori. «Per fortuna la prima cosa che ha trascinato con sè è stato il tavolino che c'era da basso, quello della cucina, che ha fatto da argine almeno per un po' a libri, oggetti, di quadri e carte. Tutto infangato e l'acqua, al piano superiore, si è alzata fino a mezzo metro, mandando sotto il suo letto».

Suo di chi? Di Goffredo Parise. Perché a parlare, nell'angoscia, mentre con la "gomma dell'acqua" tenta di lavare muri e pavimenti, è uno dei proprietari della casetta in golena che lo scrittore vicentino, insieme a Giosetta Fioroni, aveva eletto a suo luogo dell'anima. Qui ha scritto i Sillabari, l’opera, molto veneta, della sua maturità. Lì è appoggiata l’Olivetti con cui ha lavorato. Si era fatto aprire, sul lato nord "cieco", anche una finestrella accanto al letto, per vedere lo spettacolo del fiume e delle montagne del Cansiglio, più in fondo, quando l'alba e il rumore degli uccellini del fiume lo facevano rizzare sulle lenzuola. «Guarda qua che disastro, non si sa davvero cosa fare - dice, infangato e costernato, Moreno, mentre si guarda attorno disilluso - Niente è più come prima.

Quando venivano scrittori, troupe televisive, attori e artisti, ma anche lettori appassionati di Parise, era bello indicare gli oggetti che gli erano appartenuti, i quadri lasciati dall'amica pittrice, le fotocopie - per fortuna - degli scritti che prudentemente abbiamo raggruppati e sono in salvo nell'archivio della biblioteca. Ora i cataloghi giacciono a terra nel pantano, i quadri li portiamo via a pulire e a restaurare. Gli oggetti li abbiamo allineati sul tavolo e sullo scrittoio di sopra». Chi potrà mai ridare l’antica pace a un luogo che la pace l'aveva data a un grande della letteratura italiana? «Siamo in tanti a volerlo, ci siamo contati in queste ore: facciamo appello a chi ha la responsabilità politica di questa Regione, a chi deve tutelarne l'arte e la cultura e che, magari, in tempi recenti è venuto a visitare questa casa-museo: diamoci una mano a salvare la memoria di Parise, a salvare la Casetta delle Fate, o il cuore di molti finirà sotto il fango che ora copre per 20 centimetri il pavimento». Cosa c'è da fare: alla fine della mattinata, con un trattore e un carro, sotto la minaccia di nuova pioggia, sono stati portati via i mobili già in parte lavati.

La struttura della vecchia cucina è in buona parte in muratura e ci sarà tempo per pulirne ogni angolo, lasciando che la bella stagione asciughi i muri e le strutture di servizio. «Ma i tavoli, le credenze, i mobili, dovevamo portarli al di là dell'argine, dove verranno lavati e puliti ancora prima di essere asciugati, restaurati e rimessi al loro posto», dice Vidotto, svuotato dagli eventi, ma determinato a non cedere a questo fiume irrispettoso e feroce. «L'incubo è tornato - dice - e quel che ci è apparso davanti agli occhi è stato dolorosissimo».
Inutile dire che servirebbero aiuti economici, ma sono in tanti a chiedersi se la prossima pioggia importante troverà il Piave nelle stesse condizioni di oggi, arrabbiato come un Orco senza pietà. Sopra la riva, qualcuno mormora: «Basterebbe poco: ripulire il centro del letto dalla ghiaia, invece di scavare buche in campagna dappertutto. E basterebbe permettere di raccogliere la legna e di abbattere gli alberi morti che poi, durante le piene, si trasformano in mattoni di una diga vegetale sotto i ponti, oppure in proiettili lanciati contro i muri privati e pubblici». Intanto un primo esito la Casetta delle Fate, baluardo culturale che rappresenta altre "sorelle" finite sotto in golena, lo ha ottenuto.
Ieri, alla sua riapertura, ha partecipato un regista che ha ripreso tutto, raccogliendo l'ennesima testimonianza sulla memoria dello scrittore. «Anche queste immagini andranno a far parte del folto e "vivo" archivio su Parise - dice Moreno - E sarebbe brutto che fossero l'ultimo spezzone filmato di una storia che appartiene a tutti noi. Abbiamo sempre più bisogno di mattoni per ricostruire la nostra storia e sempre meno voglia di lapidi per seppellirla». La raccolta fondi trova l’appoggio di Carta Carbone su Fb: un segno forte.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso