Canova chiuso a oltranza, i lavoratori in strada a Treviso

Dipendenti, tassisti, operatori ieri davanti all’aeroporto: «Save ceda lo scalo alla concorrenza». I sindacati: «Più chiarezza»
zago agenzia foto film treviso assemblea sindacale dipendenti aeroporto canova
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TREVISO.

Senso di smarrimento, incertezze e tensione mista a rabbia. Sono alcuni dei sentimenti, palpabili, che ieri pomeriggio di fronte all'aeroporto Canova, le tre sigle sindacali hanno provato ad intercettare, chiamando a raccolta lavoratori diretti e non dello scalo di Treviso, ancora chiuso e dalle prospettive di riapertura sempre più lontane («Lo stop di Treviso? Scelta obbligata, fortemente influenzata dalla situazione sanitaria globale» aveva detto nello scorse ore Enrico Marchi, presidente di Save).

Duecento in strada

A rispondere all'appello, in un’assemblea sindacale all'aperto, sono state circa 200 persone (di fatto poche unità sotto il numero complessivo di dipendenti diretti dello scalo), oltre a Rsu e delegati. Si trattava perlopiù di dipendenti di Save-Aertre, ma c'erano anche addetti di compagnie esterne che operano al Canova, nell’ambito dei parcheggi, dei bagagli, delle pulizie e dell’autonoleggio, oltre a qualche tassista e titolare di strutture ricettive.

Proprio da questi ultimi - che non vogliono trovare nella “giustificazione Covid” la motivazione della chiusura dello scalo lungo la Noalese (non sono mancati a riguardo le urla nei confronti di qualche rappresentante sindacale al grido di «Il Covid non c'entra») - è arrivata una delle provocazioni più forti, rivolta direttamente al numero uno di Save Enrico Marchi.

«Se non ha interesse a riaprire Treviso lasci la gestione dell’aeroporto e faccia lavorare la libera concorrenza: se nei confronti del nostro territorio non ha alcun obbligo è meglio che la struttura sia data in mano a qualcun altro, che possa investire e portare nuovi voli, anche di compagnie che qui non hanno mai lavorato» hanno commentato alcuni tassisti, a margine dell’assemblea sindacale, «la riapertura deve esserci indipendentemente dal masterplan».

«Riportare Ryan a Treviso»

Il riferimento è al progetto di “pianificazione e ottimizzazione al 2030” presentato nel 2018 da Save, dopo una serie di precedenti bocciature e relativi ridimensionamenti (sia dell'ampliamento che di finanze, da 130 a 58 milioni di euro), e tutt’ora in attesa del placet definitivo dal ministero dell’Ambiente.

«Alla data di oggi (ieri ndr) a Venezia sono arrivati e partiti un totale di 11 voli, delle compagnie Ryanair e Wizzair, originariamente programmati su Treviso: quei seppur pochi voli e relativi passeggeri, contando che Ryanair sta avendo una capienza media del 70%, avrebbero potuto rappresentare per noi, qui a Treviso, una ripartenza. Così, invece, siamo morti» è la voce di Gabriella, tassista trevigiana, arrivata all’incontro con una serie di cartelli per lamentare come il Canova, ad oggi, sia l’unico scalo d’Italia chiuso. Diverse, poco prima, le tematiche toccate dai rappresentanti sindacali, che hanno annunciato la richiesta di un incontro al presidente della giunta regionale Luca Zaia a cui saranno chiamati a raccolta anche i sindaci interessati.

«Vogliamo chiarezza»

«La politica ci dica se la struttura è o meno necessaria, noi pensiamo lo sia, e quali azioni servono per preservare i posti di lavoro. Che prospettiva c’è su Treviso? Intanto siano garantiti ammortizzatori sociali e siano date certezze su quel che sarà dei lavoratori alla scadenza della cassa integrazione (primavera 2021 ndr)», ha detto il segretario generale Cgil Mauro Visentin, a cui ha fatto eco Cinzia Bonan (Cisl): «La bagarre politica di questi mesi non ci serve a nulla e non aiuta: qui servono risposte ed una strategia di fondo».—


 

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