Camerieri e dj in nero al «Prugna»

Blitz di carabinieri e ispettorato. E un cinese lavora gratis per pagarsi il soggiorno

Una multa da ventimila euro circa e la sospensione dell’attività fino alla regolarizzazione dei dipendenti in nero o al pagamento della penale. E’ quando comminato al Prugna, il noto locale di Galleria Bailo, dai carabinieri di Treviso e dagli uomini dell’ispettorato del lavoro che lo scorso fine settimana hanno battuto a tappeto la Marca.

Nel locale, diventato un punto di ritrovo per tantissimi under 25, il blitz ha permesso di scoprire quattro lavoratori in nero sui sette impiegati al’interno del bar. Senza contratto i due addetti alla sicurezza, il dee jay albanese e una cameriera italiana. La sospensione, decretata a seguito dei risultati dell’indagine, è stata poi revocata, «ma gli accertamenti sul locale sono ancora in corso» fanno sapere i militari e gli addetti dell’ispettorato. Oltre al Prugna, nel mirino dei controlli sono finiti un centro scommesse Spisal nella prima periferia di Treviso (sanzionato e sospeso perchè a lavoro c’era un familiare dei titolari senza contratto) e vari laboratori cinesi e non. All’interno di un laboratorio tessile di Preganziol i militari hanno scoperto cinque lavoratori in nero su 5 presenti (immediata la chiusura); e all’interno di un’attività commerciale di Trevignano un clandestino cinese che lavorava per pagarsi l’ospitalità. «Non aveva documenti –spiegano i carabinieri – li avrebbe avuti solo una volta saldato il suo debito». Un’eventualità drammatica ma nota agli ispettori che riferiscono come, specie all’interno della comunità cinese, siano molti i casi in cui l’immigrazione clandestina viene gestita con questo metodo».

In tutto, compresa la maxi multa comminata al Prugna, le sanzioni staccate tra giovedì e domenica durante il blitz valgono 55 mila euro.

Tante le posizioni ancora al vaglio, soprattutto quelle di molti titolari delle attività: si tratta infatti di cittadini cinesi che fungono da prestanome, persone a cui viene intestata l’azienda ma che in realtà vivono nella Repubblica Popolare cinese da mese e nulla sanno di quanto accade nell’azienda gestita in tutto e per tutto da altri.

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