Ca’ Spineda vende la latteria di Cavaso

E Fondazione si prepara a un’altra vendita immobiliare: in provincia, o meglio alle pendici del Tomba, sotto il massiccio del Grappa. Ca’ Spineda cederà infatti alla cooperativa Pedemontana San Pio X...

E Fondazione si prepara a un’altra vendita immobiliare: in provincia, o meglio alle pendici del Tomba, sotto il massiccio del Grappa. Ca’ Spineda cederà infatti alla cooperativa Pedemontana San Pio X l’immobile di Cavaso del Tomba che ospitava la storica latteria, attiva sin dall’Ottocento. Il prezzo dell’operazione si aggira, stando ai rumors, sui 2,5 milioni di euro. E si farà partner dell’operazione collegata: la creazione di un’alta scuola casearia, e di specialisti di ecologia e ambiente, in un consorzio che vede allineate le istituzioni locali ( Bcc e una scuola alberghiera).

Il progetto caro a Dino De Poli, quello collegato a una rete di malghe in tutta la Pedemontana, che avrebbero conservato la grande tradizione casearia del territorio (i fatidici «700 formaggi»), con la creazione di tecnici specializzati, come avviene in Francia. Una visione che il presidente di Fondazione aveva lasciato nel 2007, quando spaziava con i progetti dal Grappa al Cansiglio a Nord (e le terme sopra Vittorio), e dal Sile e sulla via Annia a sud, fino alla laguna. Piani poi ridimensionati o tramontati in seguito alla crisi finanziaria, ben simboleggiata dalla cessione (per 85 milioni di euro) della strategica tenuta di Ca’ Tron.

Paradosso dell’operazione è che Fondazione rivende l’immobile, in pratica, ai successori di chi l’aveva ceduta (la vecchia società Latteria di Cavaso, poi Latterie Trevigiane, e ora dopo la divisione di quest’ultima, divenuta Pedemontana San Pio X)). Allora l’acquisto comportò una spesa di 5 milioni.

Dopo 6 anni, dunque, Fondazione ci avrebbe rimesso la metà dell’importo, anche se salva il progetto di partenza. E va ricordato che l’acquisizione innescò uno scontro senza precedenti in Fondazione. Il collegio sindacale sconsigliò l’acquisto («prezzo sovradimensionato») e la creazione di una controllata ad hoc, ma De Poli tirò dritto: senza passare per il consiglio di indirizzo, convocò un notaio, fondo là società (oggi chiusa) nominandosi amministratore unico della controllata.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso