Bruno Zago con 1,5 milioni si compra la storica Fervet di Castelfranco

Il patron della Pro-Gest si aggiudica lo stabilimento di Castelfranco per un milione e mezzo di euro al sesto tentativo di asta
Doro Castelfranco occupazione Fervet Doro Castelfranco operai occupano FERVET
Doro Castelfranco occupazione Fervet Doro Castelfranco operai occupano FERVET

CASTELFRANCO. Fervet, buona la sesta: ad aggiudicarsi all’asta l’ex fabbrica di carrozze ferroviarie di Castelfranco, dopo cinque tentativi andati a vuoto, è il patron della Pro-Gest Bruno Zago, attraverso la società Amg srl. L’apertura delle buste avvenuta ieri mattina nello studio notarile Baravelli Bianconi Talice di Treviso ha visto assegnare lo stabimento. La parte immobiliare partiva da un milione e mezzo di euro ed è stata aggiudicata con un rialzo di 15 mila euro.

Due le offerte, vincente quella di Amg. Al momento si sta parlando di una assegnazione provvisoria. Vi è la possibilità che nei prossimi dieci giorni qualcuno proponga un’offerta superiore almeno al 10 per cento e in questo caso si ritornerebbe all’asta. E proprio il fatto che sia una assegnazione provvisoria “consente” all’acquirente di non rivelare al momento nulla su quale sarà il destino della vasta area industriale nei pressi della ferrovia a due passi dal centro storico di Castelfranco. «Aspettiamo l’assegnazione definitiva per ragionarci sopra», dichiara Bruno Zago, «diciamo solo che abbiamo preso al volo l’opportunità di un acquisto a un prezzo molto vantaggioso di un’area sulla quale però bisognerà intervenire per la bonifica».

Proprio questo aspetto dai costi decisamente alto aveva frenato finora l’aggiudicazione della Fervet, anche se le offerte di partenza si erano progressivamente ridotte a colpi di milioni di euro. La prima volta correva l’anno 2015 e si partiva da 5 milioni di euro. Ma già all’epoca poteva essere considerato un affare, in quanto le perizie effettuate avevano stabilito un valore di 7.489.000 euro per i beni immobili e di 569.000 per quelli mobili strumentali. Il valore complessivo sarebbe di 8 milioni di euro.

Tuttavia il prezzo base d’asta era stato ribassato di 3 milioni di euro, ovvero del costo necessario all’acquirente per le operazioni di bonifica. Ma nessuno aveva fatto offerte, così come nelle successive aste, dove il prezzo di volta in volta era stato ribassato di un milione di euro. L’ultimo tentativo, il quinto, nel dicembre scorso con una offerta che andava oltre al dimezzamento, ovvero un milione e 650 mila euro. Ma ancora nulla da fare. Ieri invece l’affare è andato in porto.

C’è da dire che subito dopo l’annuncio del sesto tentativo d’asta, vi era stato un caldo invito a non lasciare cadere nel vuoto l’ennesima possibilità. Un accorato appello era arrivato dal segretario generale della Cgil trevigiana Giacomo Vendrame: «Se è vero, come ci dicono i dati, che l’economia sta segnando risultati positivi, credo sia venuto per gli imprenditori il momento di tornare a investire in modo innovativo, specie sul territorio, utilizzando i tanti vuoti a perdere presenti nella nostra provincia». Vendrame aveva citato come esempio la ex Pagnossin a Treviso. «E se a spaventare sono i costi di bonifica», concludeva Vendrame, «credo che in questo senso sarebbe da sollecitare la Regione del Veneto affinché metta in campo un piano speciale per supportare le imprese che decidessero di investire qui sul nostro territorio».
 

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