Breton, dal marmo alla Formula Uno

I macchinari dell’azienda di Castello di Godego realizzano cerchioni e componenti per i telai di Ferrari e Redbull

di FABIO POLONI

Sono partiti dal marmo, sono arrivati fino alla Formula Uno. I loro macchinari tagliano pietra e leghe speciali per clienti del calibro di Redbull e Ferrari, Piaggio Aerospace, Jaguar, Volkswagen, Boeing, Toyota.

Qualità, innovazione continua, brevetti: il dna è già nel nome, Breton è l’acronimo di “Brevetti Toncelli”, fondata nel 1963 da Marcello Toncelli. Oggi alla guida ci sono i figli Luca e Dario, rispettivamente presidente e direttore generale (affiancati nel consiglio di amministrazione da Roberto Chiavacci, vicepresidente e socio storico del fondatore) di un gruppo da oltre 700 dipendenti e quasi 138 milioni di euro di fatturato. Un balzo di una decina di milioni rispetto l’esercizio 2012, nonostante una congiuntura internazionale che non ha bisogno di tante descrizioni.

La storia della nascita dell’azienda è curiosa. Toscano di Piombino, Marcello Toncelli finisce da piccolo in Trentino: il papà deve curarsi in montagna. Dopo la guerra, diventa ragioniere e trova lavoro a Bassano del Grappa. Toncelli cerca la sua strada imprenditoriale negli anni del boom economico: un settore redditizio è quello dei pavimenti, allora si mette in proprio e monta parquet in legno e poi inizia a “sperimentare” il marmo. È la svolta: le macchine per tagliare il marmo sono praticamente introvabili, da lì la necessità che si trasforma in idea: «Me le farò da solo». Oggi il gruppo si occupa di progettazione e realizzazione di macchinari e centri di lavoro verticali, concentrati di alta tecnologia e automazione che permettono una precisione al centesimo di millimetro per la realizzazione di componenti nel settore aerospaziale, automobilistico e meccanico in genere. «Con le nostre macchine vengono realizzati particolari in fibra di carbonio della monoposto Redbull, mentre l’ azienda OZ Racing, con un nostro centro di lavoro, realizza i cerchioni per diverse case automobilistiche di Formula Uno», spiega Sergio Prior, responsabile comunicazione e marketing dell’azienda, «Un fornitore di Ferrari F1 ha tre nostri centri di lavoro, e nel 2012 è stato premiato come migliore fornitore da Maranello».

Il quartiere generale rimane la sede di Castello di Godego, dove l’azienda ha anche un centro ricerche interno capace di sfornare qualcosa come circa 370 brevetti. La crescita degli affari è stata accompagnata da una dimensionale su scala planetaria che ha toccato anche Brasile e India, senza citare la creazione dello stabilimento Lapitec a Vedelago, un paio d’anni fa, che realizza pietra sintetica per l’edilizia e l’arredamento. Oggi per Breton il mercato italiano è praticamente marginale: oltre il 90% del volume d’affari è legato all’export, con filiali commerciali anche negli Stati Uniti e in Australia, oltre che in Europa. Ma il mercato è davvero globale: una recente fornitura (valore di quasi due milioni di euro) è finita in Vietnam.

Ma l’azienda, come da tradizione, non si ferma. Il prossimo sviluppo riguarda la produzione di uno speciale biossido di titanio fluorurato, una polvere elettrolita promette di moltiplicare la resa di pile e celle a combustibile a idrogeno, con potenzialità enormi per esempio nel settore dell’automotive.

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