Bizzarro&Tarvisium, ecco le sonate del rugby

TREVISO. Anni ’70, San Giuseppe: una squadra di rugby di quartiere appena nata entrava di prepotenza nella scena italiana vincendo scudetti juniores: le magliette rosse della Tarvisium. Lievito del gruppo erano le canzoni nate fra spogliatoio, feste, trasferte. La molla era la voglia di riscatto sociale post-1968. La maglia rossa fu subito simbolo - ma forse fu una storia di colori non trovati al momento dell’acquisto; o fu colpa del grande Galles rosso di maglia di allora? – e la musica che girava intorno ispirava canzoni, inni di libertà e affetti, appartenenza e identità.

2015, sempre Treviso: quelle canzoni, 40 anni dopo, sono un cd. Il nuovo album di Ricky Bizzarro... «na roba fata ben!». Il rocker le ha scoperte partecipando a un reading ispirato a “CartaCaramella”, libro del rugbista Paolo Marta. Amore a prima vista. Tra Ricky e le canzoni, spontanee, tenere, forti e aspre (qualche “pulizia” c’è stata) e dialettali, come piace a Ricky, che non canta più in italiano. E poi fra Tarvisium e Bizzarro. Il cantautore le ha rielaborate con Max Bredariol dei Valentina Dorme, scegliendo sette diversi stili (pure punkrock e folk spinto), per immortalarle. Due canzoni si ispirano a «Giudeca» e «Ariva i barbari», di Alberto D’Amico, che ha dato l’ok.
«Ricky ha fatto un lavoro splendido, sa trasmettere oggi sentimenti e emozioni di allora, con la massima autenticità. Regala brividi paurosi anche oggi. Lo avevamo contattato perché è voce della città, attento a valori, storia, cultura popolare», ha spiegato Guido Feletti, presidente della Tarvisium, «L’album è un placcaggio che ti resta addosso, Ricky entra di diritto nella famiglia Tarvisium».

«Queste canzoni sono musica popolare vera, oltre il rugby, ha spiegato Bizzarro, «io sono di Fiera, loro di San Giuseppe, sono gli anni ’70 di Treviso e dei suoi quartieri, memoria pura. Ho detto subito sì, mi è piaciuto poter trasmettere emozioni e sentimenti, anche a prescindere dal rugby. La Tarvisium mi piace, hanno una bella politica societaria, so cosa rappresenta il loro rugby per l’anima collettiva di Treviso»
Produzione di puro costo, impaginazione e grafiche di Lisa Reginato. Disco ricco: anche 50 tracce ad arricchire la base chitarre, fisarmoniche e violini. Il titolo? Si deve a “Gibe” Breda, dirigente Tarvisium. In copertina, un nodo blu in campo rosso: intreccio e continuità generazionale, perché le canzoni di eri parlino ai giovani di oggi, non solo rugbisti.
Pensiero speciale per Nata Cadamuro: a 18 anni, il 2 agosto 1969, fondava la Tarvisium. «Non esisterebbe senza le sue canzoni», ha detto all’Appiani. Adesso sono diventate un album.
E se il refrain di “S’incazza la Tarvisium” sarà inno della squadra (risuonerà quando entra la formazione allo stadio , e ad ogni meta segnata), occhio anche al “Discorso di Ino” (Pizzolato, ndr): un manifesto di rugby, “riverniciato” in dialetto da Chicco Grosso. Io, con il fondatore Cadamuro, è l’altra icona della Tarvisium: allena solo da... 42 anni. (a.p.)
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