Berco non si presenta Trattative arenate e paura licenziamenti

CASTELFRANCO. Berco, ancora una volta la dirigenza diserta il tavolo delle trattative con governo e sindacati. Ieri doveva tenersi a Roma l’incontro concordato con Thyssen Krupp (la multinazionale che possiede l’azienda specializzata nei sistemi per cingolati) sulla presentazione di un piano industriale per evitare i 611 esuberi già annunciati nei tre stabilimenti italiani, tra cui quello di Castelfranco. Ma l’ad della Berco, Lucia Morselli, ha dato forfait, ufficialmente perchè impegnata in Cina, dove Berco ha una sede a Shanghai. Risultato: incontro rimandato a data da destinarsi. E l’allontanarsi di questo appuntamento fa aumentare la preoccupazione e la tensione dei dipendenti, anche nello stabilimento di Borgo Padova, dove sono a rischio 59 lavoratori. Per i sindacati questa è l’ennesima prova che Berco vuol andare avanti dritta per la sua strada, procedendo con i licenziamenti. Le procedure sono iniziate ai primi di maggio con l’annuncio alle diverse sedi confindustriali. E più volte la dirigenza della Berco ha sostenuto che non vede altra strada per andare a pareggio di bilancio (obiettivo prefissato dalla Thyssen Krupp per l’estate 2014 e affidato al vicepresidente Franco Tatò e all’ad Morselli): in più a questo si aggiungono altri due fattori: una perdita del volume d’affari stimata in 35 milioni di euro e il fatto che dal 30 aprile di quest’anno, conclusa la cassa integrazione, tutti i dipendenti sono a costo pieno dell’azienda. «Quello che sta succedendo è una cosa inaudita», dichiara Elio Boldo, segretario provinciale della Fiom, «la Berco sta evitando qualsiasi momento di confronto atto a prevenire questi licenziamenti. Ma questa è ovviamente una strada che non ci trova per niente d’accordo». Il tentativo, neppur tanto velato, è quello di far trascorrere i quarantacinque giorni previsti dalle normative per gli esuberi per verificare se questa ipotesi può essere evitata: quindi confrontarsi solo a livello ministeriale dove la Berco potrebbe ottenere un anno di cassa integrazione straordinaria e poi procedere ai licenziamenti. «Si possono mettere in campo procedure alternative come i contratti di solidarietà», riprende Boldo, «ma su questo la Berco non ci vuole sentire. Si parla di cessione: in questo caso vogliamo concordare con il nuovo acquirente le modalità per cui ad una riorganizzazione non ne segua un’altra». Oggi i lavoratori si riuniranno in assemblea per due ore.
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