Berco, c’è l’interesse della Faber: conversione bellica per riunirle

ThyssenKrupp studia la vendita della fabbrica di Castelfranco: sarebbe un ritorno alle origini, quando entrambe facevano parte della Simmel

Davide Nordio

Berco, c’è l’ipotesi di un’acquisizione da parte di Faber, che si allargherebbe in quello che attualmente è il secondo sito produttivo della controllata di Thyssen Krupp specializzata nella produzione di sistemi sottocarro.

E non solo in termini di metri quadrati (la Faber è sostanzialmente confinante) ma anche di forza lavoro.

Le indiscrezioni

Dopo l’annuncio che per Berco lo stabilimento di Borgo Padova non è più strategico e che Thyssen Krupp è, come comunicato dai sindacati nei giorni scorsi, «impegnata a trovare una soluzione industriale in continuità per il sito di Castelfranco al di fuori di Berco» e che «è già in atto una discussione con un soggetto locale interessato a una parte del sito e a una parte dei lavoratori», è normale che sia emersa la domanda sull’identità di questa realtà.

E i rumors raccolti indicano proprio l’azienda di Borgo San Giorgio, che tra l’altro recentemente ha riconvertito la produzione dove era leader, quella di bombole per gas, in quella bellica di ogive e bossoli, riutilizzando gli impianti mai alienati della Simmel. Sempre secondo indiscrezioni, il futuro della Berco potrebbe essere delineato a settembre, e l’ipotesi Faber ci starebbe perché questo sarebbe anche il periodo in cui verrà definito il piano “Rearm Europe”, proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per rafforzare le capacità militari dell’Ue.

Un piano prevede anche la creazione di un pacchetto di difesa europeo, con l’obiettivo di potenziare l’industria bellica e la difesa comune, per la quale sono in campo 800 milioni di euro.

Ritorno alle origini

Se l’ipotesi dovesse essere confermata si tratterebbe di un ritorno alle origini, ovvero quando qui, ai piedi del cavalcaferrovia, c’erano i cancelli della Simmel, azienda di produzione bellica, che quando ha chiuso l’attività ha visto l’area divisa proprio tra la Berco e la stessa Faber.

Tra l’altro ci sono ancora oggi alcuni dipendenti Berco che avevano iniziato la loro carriera alla Simmel, un colosso che dava lavoro a centinaia di operai castellani, un pezzo di storia dell’industria locale. La notizia di una cessione dello stabilimento di Castelfranco della Berco era emersa martedì scorso: fino a quel momento la multinazionale Thyssen Krupp non si era pronunciata sul destino di questo sito, il secondo in Italia dopo quello decisamente più grande di Copparo, in provincia di Ferrara.

L’annuncio di oltre duecento licenziamenti, poi ritirati, non riguardava infatti Borgo Padova. Ma non era proprio il caso di dire “nessuna nuova, buona nuova”: il silenzio sul futuro di 154 operai aveva allarmato il mondo sindacale locale che avevano paragonato la situazione a Castelfranco come quella di un cero che lentamente si spegne (eravamo sotto Pasqua e il paragone ci stava tutto).

La riconversione bellica

E proprio in questo contesto il segretario della Fim Cisl trevigiana, Massimo Civiero, aveva avanzato la proposta di riconvertire la produzione attuale di sistemi sottocarro in quella bellica, sempre per cogliere l’opportunità del piano Rearm e salvare posti di lavoro, le cui buste paga ormai erano parecchio alleggerite sia per la cancellazione unilaterale del contratto integrativo, sia per il proseguo della cassa integrazione, direttamente connessa alla produzione: e le stime degli ordinativi non erano affatto rosee.

Che ora si sia fatta chiarezza, dichiarando le intenzioni della proprietà, è visto come un segnale positivo anche per ragionare sul futuro dei lavoratori. Nelle assemblee tenutesi nella giornata di venerdì è stata avanzata l’ipotesi che anche a Castelfranco vengano proposti dalla proprietà incentivi all’esodo volontario, già in atto a Copparo, nell’ambito di un piano di riorganizzazione aziendale.

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