Battaggia: «Non c’entro con la truffa alimentare»

L’ex primula rossa: spiegherò tutto. L’inchiesta della Mobile si allarga: 8 le aziende beffate per 170 mila euro

Il giro della aziende coinvolte nella truffa alimentare che vede per protagonisti anche Franco Battaggia e il nipote Manuel potrebbe allargarsi. Secondo i dati dell’indagine svolta dalla squadra mobile di Treviso nella rete sarebbero finite ben otto aziende, tutte comprese nel territorio che va da Milano a Padova. Tra queste un’azienda di Codevigo che commercia carni e una Mulino di Mantova. Sarebbero state proprio le denunce fatte da queste due società a far emergere la truffa fermata quando pare avesse fruttato già qualcosa come 170 mila euro di merce ordinata, consegnata, mai pagata e rivenduta ad altri operatori commerciali. Secondo gli inquirenti «nei depositi di Casale sul Sile e Preganziol dove venivano depositati i prodotti ordinati, la merce non durava più di mezz’ora». Arrivava e spariva.

«Io non sono assolutamente responsabile di truffa» fa sapere Franco Battaggia , dall’estero, attraverso il suo legale Guido Galletti, «sono pronto a confrontarmi con gli inquirenti per spiegare e chiarire, ma non sono coinvolto in alcuna truffa. Conosco alcune delle persone alle quali è stato contestato il reato, ma altre ignoro chi siano» . Due giorni fa, gli investigatori dela squadra mobile hanno perquisito la sua abitazione come i depositi dove veniva – secondo gli inquirenti – stoccata parte della merce. Tra questi il negozio di pesce surgelato lungo il Terraglio, intestato alla società di cui fa parte il nipote della «primula rossa» di Marca.

A gestire il traffico di alimenti era, secondo gli investigatori, il casertano Carlo Bernardo, di 54 anni che si presentava ai fornitori come «Bernardi» e dicendo di operare per conto della società Ri.Va con sede a Venezia e con sede operativa a Mira. Tutto in realtà inesistente, come le partite iva e le fatture che venivano stampate e consegnate alle aziende truffate.

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