Bare e denunce: Gionco assolto

L’imprenditore era accusato di insolvenza da un fornitore, ma la partita di legname era scadente
Di Fabio Poloni

SPRESIANO. Quel legno non era buono. Nemmeno per fabbricarci le bare.

È finito a processo con l’accusa di non aver pagato legnami per circa 20 mila euro. Legnami per la produzione di cofani funebri, perché di questo si occupa la sua azienda. Parliamo di Adriano Gionco, noto imprenditore di un settore molto particolare. Ieri c’è stato il “lieto fine” per lui nella vicenda giudiziaria che lo riguardava: accusato di truffa e insolvenza fraudolenta da un cliente, Gionco è stato assolto.

Una vicenda che parte da una fornitura di legname e finisce con denuncia e controdenuncia. Gionco, infatti, acquista il legname da un rivenditore austriaco, Hans Winkler. Nella fornitura, però, c’è qualcosa che all’imprenditore di Spresiano non piace. La qualità del materiale, infatti, viene giudicata scadente. La diatriba non si risolve, anzi: l’imprenditore trevigiano decide di non pagare la fornitura e di avviare una causa civile, mentre il fornitore austriaco denuncia Gionco. Una denuncia che porta dritta al processo per insolvenza fraudolenta e persino per truffa. Ieri l’assoluzione: solo dalle motivazioni, che saranno depositate entro i prossimi 60 giorni, si sapranno i motivi che hanno portato il giudice a ritenere Gionco non colpevole.

Il nome di Gionco è conosciutissimo a Spresiano (dove è stato pure sindaco) ma non solo. L’imprenditore è stato anche presidente pro-tempore dell’associazione industriali di Treviso a metà anni Ottanta (si chiamava Assindustria) e vicepresidente di Veneto Sviluppo. Tra le sua passioni c’è anche la poesia. Per anni ha commerciato in legnami, ma siccome il settore è andato in crisi, per non fallire si è “reinventato” costruttore di cofani funebri in legno. «Le bare dell'infinito», le chiama lui. Con tanto di pubblicità (poi ritirata) che fece scalpore ma senza dubbio d’impatto: «Muori, e diventeremo amici», recitava uno spot della sua azienda. Nel suo curriculum qualche problemino con la giustizia (un decreto penale di condanna con multa da 400 euro nel 2005 per emissioni inquinanti rilevate dall’Arpav) ma anche gesti di solidarietà. Come nel febbraio del 2003, quando l’azienda di Gionco donò due bare in legno africano per riaccompagnare in patria nel loro ultimo viaggio due coniugi ghanesi morti nello schianto della loro auto contro un camion a Poggiana di Riese.

Nel 2002 l’azienda di Gionco aveva anche ricevuto un ultimatum da parte della Provincia, sempre in tema di presunte emissioni inquinanti. Il provvedimento era scattato dopo una serie di controlli nell’azienda di via Manin da cui era risultato che le polveri emesse dallo stabilimento superavano i limiti di legge. Era scattata una prima ordinanza, con cui era stato imposto alla ditta di effettuare i necessari adeguamenti dell’impianto entro quindici giorni, e poi una seconda ordinanza. Contro la decisione, l’azienda aveva presentato ricorso al Tar.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso