Bar, addio agli italiani Il triangolo straniero nel centro di Giavera

Locali pubblici, due sono gestiti da cinesi, uno da rumeni «Una storia di integrazione pacifica, nessun problema»
Poloni Giavera bar Bollicine
Poloni Giavera bar Bollicine



Quando si parla di multietnicità e di Giavera del Montello si pensa all’ormai tradizionale festa ritmi e danze dal Mondo, che quest’anno si terrà in villa Wassermann dal 29 al 30 giugno. La multietnicità in questo Comune con meno di 5.200 abitanti è però molto importante anche durante il resto dell’anno tanto che tra i cinque bar del centro tre sono gestiti da imprenditori di origine straniera. Una situazione che non genera scandali o meraviglia. Il bar Bollicine in Piazza Martini ha gestori rumeni. Il bar all’Angelo in via Schiavesca ha gestori cinesi come il locale che fa angolo con l’ufficio postale e il municipio al cui esterno c’è ancora un’insegna con il vecchio nome “Bar caffetteria Grazia”, ma sugli scontrini c’è il nome della nuova ditta “Bar Aimei”, nome che viene da Pan Aimei, la signora cinese che lo gestisce da circa quattro anni. «Il rapporto con le persone è buono, imparano subito a conoscerti e non ci sono mai stati problemi con nessuno», commenta Lulu Zan, 24 anni studentessa universitaria, che quando può dà una mano nel locale a sua madre, la signora Aimei, assieme alla sorella ventenne Angela.

Anche da parte della minoranza di baristi italiani la situazione, non desta preoccupazione o meraviglia. «Con i concorrenti non siamo in guerra anche perché abbiamo orari e spesso anche clienti diversi, comunque questa situazione non ha mai portato problemi di degrado», spiega il contitolare dell’Onda Longa, Fabiano Sandre. Sulla stesse posizione è anche l’opinione corrente in paese. Paolo Zanusso, spazzacamino e presidente nazionale dell’associazione di categoria Assocosma, abita proprio davanti al bar all’Angelo. «Conosco bene i gestori e vado spesso da loro sono brave persone. In paese magari c’è chi storce il naso perché nel locale a fianco al municipio a volte passano le ore dei ragazzi marocchini che però non fanno niente di male e hanno diritto di stare lì», conclude Zanusso. La multietnicità nei locali del centro di Giavera può essere vista quindi come una pacifica rivoluzione silenziosa. —



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