Vertice in Prefettura con 22 sindaci, bandiere rosse sul Piave contro i pericoli

Tra le proposte: cartellonistica multilingue, campagne educative nelle scuole e sanzioni per chi ignora i divieti. Il prefetto Sidoti: «Non basta dire ‘vietato fare il bagno’, serve spiegare i rischi reali»

Costanza Valdina
Bagnanti sul Piave
Bagnanti sul Piave

Per fronteggiare le insidie del fiume Piave urge una strategia condivisa. Anche i cittadini sono pronti a fare la propria parte.

«Tra le numerose proposte, c’è chi consiglia di rafforzare la segnaletica lungo le rive con bandiere rosse», spiega il sindaco di Spresiano Marco Della Pietra che questa mattina porterà al vertice in Prefettura anche i suggerimenti sopraggiunti dalla comunità cittadina.

Il vertice in Prefettura

Nonostante i divieti, i blocchi agli accessi e gli appelli alla prudenza, le acque del Piave continuano ad attirare bagnanti, spesso inconsapevoli dei pericoli. Questa mattina la Prefettura ospita una tavola rotonda con il prefetto di Treviso Angelo Sidoti e i ventidue sindaci dei comuni rivieraschi per definire un piano operativo congiunto.

Per scongiurare altri incidenti, Sidoti auspica innanzitutto nella revisione della cartellonistica. «Non basta un generico divieto di balneazione», evidenzia, «i cartelloni dovrebbero segnalare esplicitamente i pericoli in più lingue per mettere in guardia anche i frequentatori stranieri».

La sicurezza passa anche per una maggiore conoscenza del corso d’acqua. «In passato i Comuni rivieraschi avevano promosso degli incontri informativi» prosegue, «sarebbe opportuno replicarli in una campagna educativa più ampia per far sì che i visitatori possano conoscere le caratteristiche e i pericoli del Piave».

La proposta del vertice è partita proprio dal sindaco Della Pietra. «È un’occasione preziosa», evidenzia, «per riunire le varie proposte in un’unica strategia comune. Sul fronte della campagna informativa, dovremmo partire dalle scuole. In merito all’ipotesi di sanzioni per i soccorsi a chi ignora i divieti, proposta dal presidente Zaia, servirebbe stabilire delle linee guida univoche per tutti i Comuni».

Le ultime tragedie

Nelle ultime settimane, le correnti non hanno risparmiato le giovani vite del ventunenne Dennys Navas e della piccola Adna Islam. Il ragazzo si è tuffato da un pilone del ponte di Fagarè, a San Biagio, senza più riemergere. La bambina è annegata a pochi metri dalla riva del fiume a Pederobba. Il corpo, ritrovato dai sommozzatori, era incastrato fra due grossi massi.

Tra Nervesa e Fagarè, nove persone sono state tratte in salvo. Le vittime degli incidenti, in molti casi di origine straniera, sono spesso ignare dei rischi sparsi lungo gli oltre settanta chilometri d’acqua che percorrono la provincia.

La politica

«Non è più accettabile che, nonostante gli avvisi e le allerte meteo diramate, ci si metta deliberatamente in situazioni di pericolo», ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia dopo il tempestivo salvataggio dei sette giovani sorpresi da una piena improvvisa del Piave a Fagarè di San Biagio di Callalta, «non possiamo permettere che l’imprudenza metta a rischio la vita non solo di chi compie certe scelte, ma anche di chi è costretto ad intervenire per salvarlo. È giusto che, laddove vi siano responsabilità chiare, siano applicate anche le sanzioni previste».

Anche il presidente della provincia Stefano Marcon ribadisce l’urgenza di un ’iniziativa corale. «Nessuno è immune da questi pericoli», osserva, «è necessario individuare delle misure per responsabilizzare i frequentatori del corso d’acqua. Ogni anno si susseguono tragedie. È difficile credere che ci sia ancora qualcuno che non ne abbia mai sentito parlare». —

 

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