Bancarotta, chiesti quattordici anni per Fiano e soci

Il pm: nove anni di pena per l’imprenditore di Caserta  ma residente a Trevignano  e considerato dalla  prefettura “vicino” ai clan
Poloni Treviso Processi tribunale treviso agenzia fotografica foto film
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TREVIGNANO. Condanne per complessivi quattordici anni di carcere. Sono le richieste formulate dalla Procura di Treviso in relazione al processo per la bancarotta del Consorzio Imprese Edili Riunite di Trevignano scarl, dichiarato fallito nel gennaio del 2013. Sul banco degli imputati ci sono Antonio Fiano, ritenuto l’amministratore di fatto per il quale il pm ha chiesto una pena di nove anni, l’amministratore legale Luigi Borella per il quale sono stati chiesti 4 anni e l’altro amministratore Matteo Pisano, pena richiesta un anno e sei mesi. Chiesta invece l’assoluzione per il quarto imputato, Aicha Maidan, anche lei ex amministratrice della scarl. I fatti risalgono al 2013 e vedono alla sbarra con l’accusa di truffa Matteo Pisano, socio della “Tutto di Più srl” di Trevignano che, al tempo dei fatti, era di proprietà di Antonio Fiano. Quest’ultimo, originario di Caserta ma residente a Trevignano e considerato “vicino” ad alcuni clan camorristici, è noto per la sua vita in bilico tra truffe, riciclaggi, bancarotte.

Fiano è un nome noto alle forze dell’ordine trevigiane soprattutto perché, nel 2017, era finito nel mirino della prefettura di Treviso nell’ambito delle attività mirate a prevenire le infiltrazioni mafiose nella Marca. Il prefetto Laura Lega aveva emesso a carico del 45enne, «per le sue abituali frequentazioni, vicine al clan dei Casalesi», cinque informazioni interdittive per altrettante società che erano risultate fare capo a lui (un ristorante, una concessionaria d’auto, un’impresa edile, un commercio all’ingrosso e un negozio di calzature). Si trattava di un provvedimento che rientra nelle misure preventive antimafia che ha portato alla revoca delle licenze e bloccato l’attività delle società, che così non hanno potuto iscriversi nella «white list» delle imprese non soggette a tentativi di infiltrazioni mafiose. –

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