Badoere, più di 500 per l’ultimo saluto a Enrico Manesso

MORGANO. Erano in più di 500, ieri mattina, a riempire la chiesa parrocchiale di Badoere. Tutto il paese si è infatti fermato per salutare Enrico Manesso, il 22enne scomparso sabato scorso in...
FERRAZZA AG.FOTOFILM BADOERE FUNERALE ENRICO MANESSO
FERRAZZA AG.FOTOFILM BADOERE FUNERALE ENRICO MANESSO

MORGANO. Erano in più di 500, ieri mattina, a riempire la chiesa parrocchiale di Badoere. Tutto il paese si è infatti fermato per salutare Enrico Manesso, il 22enne scomparso sabato scorso in seguito ad un incidente stradale tra Zero Branco e Campocroce di Mogliano. E sotto ad un timido sole, dopo l'arrivo del feretro di Enrico, portato a spalla all'interno della chiesa dagli amici più cari del giovane, si sono viste costrette a rimanere quasi cento persone, perchè la chiesa a due passi dalla Rotonda non era grande a sufficienza. Ma la commozione, il silenzio ed il cordoglio erano gli stessi.

A stringersi attorno ai genitori Caterina e Giuliano, titolare della Tessil 2000 di Sant'Ambrogio di Trebaseleghe (Padova) dove lavorava lo stesso Enrico, e ai fratelli Gloria e Francesco, c'erano tantissimi ragazzi. I coetanei di Badoere, gli animatori della parrocchia, gli ex compagni di classe dell'Astori e gli ex compagni di squadra oltre a tanti semplici amici. Tanti ventenni a cui don Mario Basso, parroco di Badoere, si è voluto rivolgere durante l'omelia. «Oggi piangete pure, piango anch'io con voi» ha scandito don Mario dall'ambone, «ma allo stesso tempo andate a casa con una domanda: se fosse toccato a me? Sarei stato pronto? Siate prudenti ragazzi, pensate alla vostra gioia ma prima a quella degli altri. Uscite da questa chiesa dicendovi che da domani vi impegnerete a spendere bene il vostro tempo, non giocando con la vita. Dev'essere questa la decisione che vi portate nel cuore».

Don Mario, affiancato nella celebrazione da numerosi sacerdoti, ha anche ricordato gli aspetti del carattere di Enrico, che aveva avuto modo di conoscere in quanto animatore dei gruppi giovanili della prima superiore. «L'unica cosa certa del nostro futuro è il nostro presente, ed il presente di Enrico era quello di essere innamorato della vita» ha detto il parroco, «sapeva sacrificarsi per gli amici, sapeva impegnarsi per crescere altri ragazzi, era uno di quelli che faceva fatica a dire di no, dedito ai suoi cari e al lavoro». (a.b.v.)

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