Assistenti sociali aggredite «Serve più sicurezza»

Appello ai sindaci dopo gli episodi verificatesi a Castelfranco e Vedelago La presidente dell’Ordine: lavoro a rischio, videosorveglianza negli uffici
CASTELFRANCO. Gli assistenti sociali ora temono per la loro incolumità. E che il rischio sia concreto lo testimoniano il caso della responsabile dei servizi sociali di Castelfranco Maria Grazia Calzavara ma anche, proprio lo stesso giorno, le minacce al personale del municipio di Vedelago. In ambedue i casi, a colpire due persone che avevano beneficiato degli aiuti sociali. Per questo l’ordine degli assistenti sociali del Veneto invoca provvedimenti urgenti. «Le aggressioni nei confronti degli assistenti sociali nell’esercizio del loro lavoro sono un problema reale, che chiede una risposta tempestiva e decisa», dichiara la presidente Mirella Zambello, anche alla luce dei dati emersi da una ricerca dell’ordine nazionale. I numeri sono a dir poco allarmanti: nel corso della propria esperienza professionale solo un assistente sociale su dieci (11,8%) non ha mai ricevuto minacce, intimidazioni o aggressioni verbali, contro tre professionisti su venti (il 15,4%) che hanno subito una qualche forma di aggressione fisica. La violenza verbale pare sia all’ordine del giorno visto che riguarda l’88,2% degli operatori, mentre il 61% ha assistito a episodi di violenza verbale contro i colleghi. Ma non è finita: i fenomeni di aggressione non si limitano all’ambiente lavorativo, ma si prolungano nella sfera privata: l’11,2% ha subito danni a beni o proprietà per motivi addebitabili all’esercizio della professione, addirittura il 35,8% ha temuto per l’incolumità personale o dei familiari. «Il disagio sociale crescente», spiega Zambello, «sempre più spesso sfocia in atteggiamenti rivendicativi e aggressivi nei confronti dei colleghi che si trovano nei servizi comunali di “frontiera”, dove incontrano le gravi forme di povertà, a volte associate a problematiche di salute mentale o di devianza. Da un po’ di tempo dal nostro osservatorio regionale raccogliamo quasi quotidianamente il racconto preoccupato di colleghi alle prese con questo tipo di difficoltà. È davvero paradossale che la professione dell’assistente sociale negli enti non sia ancora considerata né come lavoro usurante né professione a rischio: un mancato riconoscimento che non permette alle colleghe durante il periodo di gravidanza, di poter astenersi dal lavoro fin da subito, e quindi rimanendo esposte a possibili aggressioni o situazioni di forte stress». Quello che chiedono gli assistenti sociali del Veneto ai sindaci è una maggiore sicurezza dei luoghi di lavoro, attraverso buone prassi quali uffici non isolati, videosorveglianza, sistemi di allarme attivabili immediatamente dagli operatori. Sono queste le proposte che verranno formalizzate agli enti locali ma che saranno anche al cento di un convegno che si terrà nel prossimo aprile.


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