Schianto con l’ultraleggero ad Asolo, il pilota: «Il volo era un regalo, ora non mi do pace»

La gita con il velivolo di Renato Gazzola era la promessa di un regalo all’amico 61enne Roberto Brion: «Eravamo al massimo a 30 metri di altezza e il velivolo non andava più su, dal decollo allo schianto credo che siano passati solo pochi secondi»

Vera Manolli
Il luogo dello schianto dell'ultraleggero ad Asolo
Il luogo dello schianto dell'ultraleggero ad Asolo

«Quel volo era un regalo per il mio amico Roberto».

Renato Gazzola, 63 anni, è stato dimesso ieri mattina dall’ospedale di Montebelluna.

È ancora dolorante, con la voce stanca ma in testa girano ancora gli istanti prima dello schianto con il suo ultraleggero nel campo di soia, in via Lauro a Villa d’Asolo a 250 metri dall’aviosuperficie Asolo Flight.

Un venerdì che i due amici sicuramente non dimenticheranno.

La gita con il velivolo di Gazzola era la promessa di un regalo all’amico 61enne Roberto Brion. Alle 17.30 di venerdì il sessantatreenne è al campo di volo per preparare il suo velivolo prima del decollo.

«Roberto è arrivato poco dopo di me», racconta Gazzola, «avevo appena controllato il livello dell’olio, le ruote, le candele, le ali, la pompa della benzina, insomma, tutto quello che secondo la prassi bisogna controllare prima di ogni partenza e mi sembrava tutto a posto».

Tre anni fa il pensionato ha preso il brevetto di volo. «Un desiderio realizzato raggiunta la pensione, venerdì volevo fare un regalo al mio amico e portarlo ad ammirare i colli Asolani dall’alto, quello che è successo, davvero in pochi secondi, non me lo aspettavo».

Una fatalità che si sarebbe potuta trasformare in tragedia e grazie anche all’intuito e alla prontezza del 63enne è stato possibile evitare il dramma.

«Siamo saliti sull’aereo, eravamo tranquilli, e per Roberto era il suo primo volo», racconta il pensionato, «siamo partiti dall’aviosuperficie e appena fuori dalla pista, circa a 300 metri, il motore ha iniziato a perdere potenza».

L’areo era incontrollabile. «Eravamo al massimo a 30 metri di altezza e il velivolo non andava più su», spiega Gazzola, «dal decollo allo schianto credo che siano passati solo pochi secondi».

L’aereo perde quota, il pilota cerca disperatamente di virare sperando di tornare alla base ma l’ala destra tocca il terreno e lo schianto è inevitabile. «Ero frastornato ma per fortuna vigile, la prima cosa che ho pensato è stato mettere in sicurezza il mio amico, così ho chiuso la pompa della benzina visto che poco prima avevo fatto il pieno».

Attimi frenetici, arrivano alcuni residenti che allertano il 118. «Mi dispiace per quel che è successo, non mi do pace».

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