Ascoholding, spunta anche Malvestio

PIEVE DI SOLIGO. Sei soci, di cui 5 grandi imprenditori trevigiani, per Ascoholding. Ieri la Plavisgas srl – cordata a chilometri zero - si è aggiudicata l’8,6% di Ascoholding, le quote cedute dai comuni di Breda ( 2,2%), Pieve di Soligo e Santa Lucia (2,1%), Cison e Follina (1,1%), offrendo 26.947.809,80 €. Era l’unica offerta: pioggia di milioni sui comuni che hanno venduto, in toto o in parte le loro quote: 6,90 milioni a Breda, 6,75 a Pieve e S.Lucia, 3,45 a Cison e Follina. «Potrò spendere 10 milioni sul territorio», spiega il sindaco di Breda, Moreno Rossetto, «in un momento in cui territorio ed economia ne hanno bisogno. A chi ci critica ribadisco: sono certo di aver fatto la cosa giusta, i cittadini mi hanno votato anche su questo». Breda, con Cornuda, esce da Ascoholding (non da Bim), ora ridotta a 91 comuni.
Plavisgas schiera come ad Oscar Marchetto, della Somec di San Vendemiano, già socio di Buoro in Nice. Ma nella squadra spicca Massimo Malvestio, l’avvocato trevigiano trasferitosi a Malta, da sempre “consigliori” di Zaia. E poi Valter e Vittorino De Bortoli, della DB Group di Montebelluna; i fratelli Codognotto, della ditta di trasporti di Salgareda; Gino Dal Mas, titolare di Siliconature di Godega. Infine, gli Stevanato, la dinasty della Sfem di Piombino Dese (vetro per case farmaceutiche). Tutti paritari nella srl: 60 mila euro di capitale sociale, tutti con capitali propri, senza indebitamento.
«Vogliamo contribuire a mantenere in Veneto una società quotata, che fa profitti e ha grandi prospettive» - spiega Marchetto, 52 anni, che ha rilanciato la Somec in soli due anni con Ebitda a doppia cifra «è un’operazione industriale che vuol sostenere un’impresa del territorio, in un momento in cui si fanno sentire gli effetti della crisi e gli effetti delle vicenda bancarie. Pensiamo di poter dare forza e idee, da imprenditori, per difendere questa realtà dalle mire di concorrenti “foresti”». I soci della Plavisgas non fanno mistero di sostenere il programma di Ascopiave: riduzione dei rami di vendita e contestuale potenziamento della distribuzione. «Sappiamo della fatica dei comuni e reperire risorse, e siamo in linea con l’idea originaria del senatore Fabbri (la nascita di Bim Piave, embrione di Asco, con i 34 comuni fondatori ndr), ma siamo eventualmente pronti e rilevare altre quote», continua Marchetto. Porte aperte ad altri comuni che volessero cedere le loro partecipazioni: tanto più se andrà in porto la legge Madia che di fatto obbligherà gli enti locali, con pochissime eccezioni, a disfarsi delle azioni. Ma anche segnali distensivi e di piena collaborazione con i soci pubblici, «nel riconoscimento della dimensione territoriale di Asco». Dunque, nessuna scalata, ma un paletto preciso, il segnale a finanza e potenziali concorrenti (Asco, liquida e in salute, è boccone ghiotto per tanti, dall’atesina Alperia all’emiliana Hera, passando per la trentina Dolomiti Energia). All’operazione arriva anche il plauso di Fulvio Zugno, presidente e ad di Ascopiave: «Non posso che esprimere un giudizio assolutamente positivo sulla decisione presa da imprenditori del territorio di investire in Asco Holding», ha detto ieri, «si contribuisce a mantenere Ascopiave ancorata al territorio, che ha dimostrato di aver contribuito a creare benessere per i comuni soci, grazie ai dividendi, occupazione per i cittadini e servizi di qualità per gli utenti clienti. Lusinga sapere che imprenditori di successo hanno ritenuto di entrare, tramite la Holding, in Ascopiave, considerandolo un buon investimento».
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